Autore: Scott Westerfeld
Editore: Einaudi
Genere: Fantasy - Steampunk
Pagine: 400
La Trama:
Siamo in Europa, nel 1914. Le maggiori potenze si dividono prevalentemente in due fazioni sulla base della diversa tipologia di tecnologia ed economia adottata. Da una parte le nazioni Darwiniste – ad esempio Regno Unito, Francia e Russia – nelle quali la genetica e la scienza hanno raggiunto un livello di evoluzione tale da consentire la nascita di creature sintetiche per meglio soddisfare qualunque esigenze, dal trasporto alla produzione di energia. Diversamente da loro i Cigolanti, quali la Germania e l’Impero Austro- Ungarico, sostengono un’economia basata sul vapore ed il metallo, dove le competenze meccaniche e ingegneristiche permettono la realizzazione di imponenti mezzi corazzati.
In Inghilterra, Deryn Sharp è una ragazzina di quindici anni particolarmente portata per l’aviazione: pragmatica e schietta, grazie alla collaborazione del fratello maggiore, riesce ad arruolarsi presso l’aeronautica spacciandosi per un maschio, tale Dylan Sharp. Durante il suo primo volo come cadetto, a bordo di un Huxley – una sorta di enorme medusa ad idrogeno equiparabile ad una mongolfiera – viene sorpresa da una tempesta particolarmente violenta. Successivamente viene salvata dalle correnti aeree dall’equipaggio del Leviathan, un possente ecosistema volante a foggia di balena diretto verso Londra da cui, dopo il recupero di un’importante donna scienziato, salperà verso l’impero Ottomano per compiere una delicata missione diplomatica. Un viaggio non certamente facile, irto di pericoli e difficoltà in un contesto in cui la guerra tra darwinisti e cigolanti incombe.
In Austria, il nobile Aleksander è figlio dei sovrani dell’impero austro ungarico. Rimasto orfano in seguito alla loro uccisione in Serbia, viene messo in salvo grazie al conte Volger e al capo meccanico Klopp personalmente incaricati da Francesco Ferdinando d’Asburgo di provvedere alla salvaguardia del principe prima che finisca vittima della nobiltà o dei tedeschi. La scomparsa dei sovrani d’Austria diviene infatti il pretesto per scatenare una guerra globale di proporzioni mondiali e la sola presenza di Aleksander potrebbe risultare determinante. Per questo la sua vita rappresenta una minaccia per i piani della nobiltà austriaca e delle gerarchie tedesche: per non soccombere, si ritrova così costretto a viaggiare fino in Svizzera a bordo di un camminatore e dell’equipaggio minimo necessario a muovere la grande macchina antropomorfa.
Sarà proprio sulle Alpi Svizzere che il destino dei due ragazzi si incontrerà creando sviluppi straordinari quanto imprevisti nei delicati equilibri tra le super potenze europee mentre, sullo sfondo, la Grande Guerra inizia ad estendersi e a portare morte e devastazione.
In Austria, il nobile Aleksander è figlio dei sovrani dell’impero austro ungarico. Rimasto orfano in seguito alla loro uccisione in Serbia, viene messo in salvo grazie al conte Volger e al capo meccanico Klopp personalmente incaricati da Francesco Ferdinando d’Asburgo di provvedere alla salvaguardia del principe prima che finisca vittima della nobiltà o dei tedeschi. La scomparsa dei sovrani d’Austria diviene infatti il pretesto per scatenare una guerra globale di proporzioni mondiali e la sola presenza di Aleksander potrebbe risultare determinante. Per questo la sua vita rappresenta una minaccia per i piani della nobiltà austriaca e delle gerarchie tedesche: per non soccombere, si ritrova così costretto a viaggiare fino in Svizzera a bordo di un camminatore e dell’equipaggio minimo necessario a muovere la grande macchina antropomorfa.
Sarà proprio sulle Alpi Svizzere che il destino dei due ragazzi si incontrerà creando sviluppi straordinari quanto imprevisti nei delicati equilibri tra le super potenze europee mentre, sullo sfondo, la Grande Guerra inizia ad estendersi e a portare morte e devastazione.
Il mio commento:
Scott Westerfeld è senza dubbio una penna interessante: nato a Dallas nel 1963 ha già all’attivo una serie di opere di successo, quali “I diari della mezzanotte” o “Uglies”, che hanno registrato un notevole successo anche nel nostro Paese.
E questo Leviathan si presenta come un altro romanzo di particolare rilievo nell’ambito della sua produzione e, più in grande, all’interno del vasto panorama fantasy mondiale. Opera vincitrice dell’Aurelias Award come miglior romanzo Young Adult 2009, costituisce il primo capitolo di una saga steampunk e risulta senza ombra di dubbio una lettura più che valida.
L’edizione proposta in Italia da Einaudi in una versione particolarmente curata dal punto di vista della copertina e della tipologia di rilegatura e carta scelta - fattori questi che probabilmente influiscono sul prezzo non propriamente economico -, contiene numerose illustrazioni in bianco e nero realizzate dall’abile Keith Thompson. Si tratta di piccoli disegni dal tratto pulito ma ben definito, precise e piuttosto puntuali nel riproporre visivamente quanto presente nel libro, amplificando emozioni e suggestioni.
Queste costituiscono un enorme pregio dell’opera e, al contempo, esplicitano un aspetto non propriamente secondario nel determinare un giudizio complessivo sul romanzo. Seppure lo stile di Westerfeld risulti vivace, chiaro, decisamente molto scorrevole e appassionante, l’autore tende a non indugiare troppo nelle descrizioni, sia di paesaggi e ambientazioni, sia nella definizione delle macchine o degli animali di cui popola la storia. In tal senso, le illustrazioni proposte da Thompson sopperiscono egregiamente a tale mancanza, chiarendo immediatamente le visioni a cui lo scrittore mira a dare forma ma, considerando la notorietà e il consenso che Leviathan ha conquistato nel pubblico, va comunque messo in luce questa scarsa propensione all’approfondimento. Probabilmente ciò favorisce il dinamismo della lettura e la scorrevolezza della narrazione ma, per certi versi, costituisce un limite dell’opera. Soprattutto per chi si accosta a questo romanzo con un certo livello di aspettativa in termini di dettaglio e minuziosità: in fondo, un lato affascinante dello steampunk è proprio quello di saper mettere in campo macchine e soluzioni tecniche innovative, addirittura ammiccando a quei prototipi che, nel corso della storia, hanno aperto la strada alla realizzazione di tecnologie attuali.
Con queste premesse, dunque, l’opera di Westerfeld può risultare superficiale, più adatta ad un pubblico giovane, più facilitato nell'immedesimarsi nei panni di Deryn o Alek, o che magari,si accosta per la prima volta ad un universo steampunk.
Senza dimenticare che questa lacuna la si riscontra pure nella facilità con cui, nel corso della narrazione, si evita di fornire troppe spiegazioni in merito alle tecniche genetiche e scientifiche padroneggiate dai darwinisti. O, ancora, nel tratteggiare l’Europa, ormai sull’orlo di una guerra mondiale, ma che in Leviathan, purtroppo, rimane solamente uno sfondo geo-politico funzionale alla narrazione ma, nel concreto, poco nitido e descritto.
Invece, il focus rimane principalmente concentrato sui protagonisti e, in questo senso, va detto che la loro caratterizzazione è più che buona: la loro psicologia, il modo di agire e affrontare le vicende sono bene tratteggiate. Questo vale soprattutto per Deryn “Dylan” Sharp e Aleksander a cui l’autore concede moltissimo spazio ma lo si nota anche per altri personaggi secondari, in particolare per la dottoressa Nora Barlow, il “conte dei boschi” Volger e il fido Klopp.
Tutti gli altri invece scivolano in secondo piano, molto in secondo piano, con il risultato che il Leviathan sembra sì uno straordinario ecosistema volante ma popolato e manovrato da una sparuta manciata di uomini ombra. Soldati certamente esperti e dotati di una propria personalità ma che, se raffrontati con il portentoso quanto onnipresente cadetto “Dylan” Sharp, appaiono poco meno che dei goffi principianti senza arte né parte a bordo.
Soprassedendo su questi aspetti (anche se, a dirla tutta, ce ne sarebbero altri: basti pensare all’assenza di controlli medici per i naufraghi o per l’immunità al sonno e alla stanchezza di cui godono ragazzini di sedici anni) va comunque reso merito all’autore di aver saputo confezionare un’opera molto valida. Dal punto di vista commerciale, senza dubbio, ma anche per aver saputo coniugare elementi fantastici e ucronici: l’Europa descritta ammicca fortemente a quella che, realmente, è esistita a inizio del secolo scorso. Anche la propensione verso la costruzione di macchinari da guerra costituisce un richiamo molto forte con la storia vera: basti pensare ai primi carri armati, aerei e alle altre macchine belliche che nel corso della prima Guerra Mondiale si sono avvicendati sui campi di battaglia terrestri e aerei. La contrapposizione tra Darwinisti e Cigolanti risulta poi molto ben congeniata e sembra richiamare i contrasti più spiccatamente fantasy che si vengono a creare tra elfi e nani, i primi più legati alle arti, alla natura e alla magia, i secondi più laboriosi e pragmatici, dediti lavorare i metalli per costruire macchine e armi. Ma c’è di più, perché lo steampunk di Leviathan abbandona l’elemento magico fantastico in favore della scienza, creando appunto un contrasto tra due modi di intendere l’evoluzione tecnologica. Anche se, come sembra voler suggerire attraverso gli eventi descritti, probabilmente la vera innovazione sta nel riuscire a combinare questi due modi di intendere e governare la materia. Certamente macchine poderose come i camminatori o le corazzate a sei o otto zampe offrono una solidità e una potenza irraggiungibili ma al contempo la versatilità e i doni naturali che le creature viventi possiedono rappresentano un traguardo di perfezione a cui tendere. Questi due estremi costituiscono quindi l’elemento cardine del romanzo, determinante nel delineare equilibri e psicologie dei personaggi, ma anche nell’offrire un quadro steampunk interessante e avvincente per un vasto numero di lettori. E, forse, anche per scienziati e ingegneri alla ricerca di nuovi modi di fare tecnologia e intendere il rapporto dell'uomo nei confronti dell'ambiente terrestre.
L’edizione proposta in Italia da Einaudi in una versione particolarmente curata dal punto di vista della copertina e della tipologia di rilegatura e carta scelta - fattori questi che probabilmente influiscono sul prezzo non propriamente economico -, contiene numerose illustrazioni in bianco e nero realizzate dall’abile Keith Thompson. Si tratta di piccoli disegni dal tratto pulito ma ben definito, precise e piuttosto puntuali nel riproporre visivamente quanto presente nel libro, amplificando emozioni e suggestioni.
Queste costituiscono un enorme pregio dell’opera e, al contempo, esplicitano un aspetto non propriamente secondario nel determinare un giudizio complessivo sul romanzo. Seppure lo stile di Westerfeld risulti vivace, chiaro, decisamente molto scorrevole e appassionante, l’autore tende a non indugiare troppo nelle descrizioni, sia di paesaggi e ambientazioni, sia nella definizione delle macchine o degli animali di cui popola la storia. In tal senso, le illustrazioni proposte da Thompson sopperiscono egregiamente a tale mancanza, chiarendo immediatamente le visioni a cui lo scrittore mira a dare forma ma, considerando la notorietà e il consenso che Leviathan ha conquistato nel pubblico, va comunque messo in luce questa scarsa propensione all’approfondimento. Probabilmente ciò favorisce il dinamismo della lettura e la scorrevolezza della narrazione ma, per certi versi, costituisce un limite dell’opera. Soprattutto per chi si accosta a questo romanzo con un certo livello di aspettativa in termini di dettaglio e minuziosità: in fondo, un lato affascinante dello steampunk è proprio quello di saper mettere in campo macchine e soluzioni tecniche innovative, addirittura ammiccando a quei prototipi che, nel corso della storia, hanno aperto la strada alla realizzazione di tecnologie attuali.
Con queste premesse, dunque, l’opera di Westerfeld può risultare superficiale, più adatta ad un pubblico giovane, più facilitato nell'immedesimarsi nei panni di Deryn o Alek, o che magari,si accosta per la prima volta ad un universo steampunk.
Senza dimenticare che questa lacuna la si riscontra pure nella facilità con cui, nel corso della narrazione, si evita di fornire troppe spiegazioni in merito alle tecniche genetiche e scientifiche padroneggiate dai darwinisti. O, ancora, nel tratteggiare l’Europa, ormai sull’orlo di una guerra mondiale, ma che in Leviathan, purtroppo, rimane solamente uno sfondo geo-politico funzionale alla narrazione ma, nel concreto, poco nitido e descritto.
Invece, il focus rimane principalmente concentrato sui protagonisti e, in questo senso, va detto che la loro caratterizzazione è più che buona: la loro psicologia, il modo di agire e affrontare le vicende sono bene tratteggiate. Questo vale soprattutto per Deryn “Dylan” Sharp e Aleksander a cui l’autore concede moltissimo spazio ma lo si nota anche per altri personaggi secondari, in particolare per la dottoressa Nora Barlow, il “conte dei boschi” Volger e il fido Klopp.
Tutti gli altri invece scivolano in secondo piano, molto in secondo piano, con il risultato che il Leviathan sembra sì uno straordinario ecosistema volante ma popolato e manovrato da una sparuta manciata di uomini ombra. Soldati certamente esperti e dotati di una propria personalità ma che, se raffrontati con il portentoso quanto onnipresente cadetto “Dylan” Sharp, appaiono poco meno che dei goffi principianti senza arte né parte a bordo.
Soprassedendo su questi aspetti (anche se, a dirla tutta, ce ne sarebbero altri: basti pensare all’assenza di controlli medici per i naufraghi o per l’immunità al sonno e alla stanchezza di cui godono ragazzini di sedici anni) va comunque reso merito all’autore di aver saputo confezionare un’opera molto valida. Dal punto di vista commerciale, senza dubbio, ma anche per aver saputo coniugare elementi fantastici e ucronici: l’Europa descritta ammicca fortemente a quella che, realmente, è esistita a inizio del secolo scorso. Anche la propensione verso la costruzione di macchinari da guerra costituisce un richiamo molto forte con la storia vera: basti pensare ai primi carri armati, aerei e alle altre macchine belliche che nel corso della prima Guerra Mondiale si sono avvicendati sui campi di battaglia terrestri e aerei. La contrapposizione tra Darwinisti e Cigolanti risulta poi molto ben congeniata e sembra richiamare i contrasti più spiccatamente fantasy che si vengono a creare tra elfi e nani, i primi più legati alle arti, alla natura e alla magia, i secondi più laboriosi e pragmatici, dediti lavorare i metalli per costruire macchine e armi. Ma c’è di più, perché lo steampunk di Leviathan abbandona l’elemento magico fantastico in favore della scienza, creando appunto un contrasto tra due modi di intendere l’evoluzione tecnologica. Anche se, come sembra voler suggerire attraverso gli eventi descritti, probabilmente la vera innovazione sta nel riuscire a combinare questi due modi di intendere e governare la materia. Certamente macchine poderose come i camminatori o le corazzate a sei o otto zampe offrono una solidità e una potenza irraggiungibili ma al contempo la versatilità e i doni naturali che le creature viventi possiedono rappresentano un traguardo di perfezione a cui tendere. Questi due estremi costituiscono quindi l’elemento cardine del romanzo, determinante nel delineare equilibri e psicologie dei personaggi, ma anche nell’offrire un quadro steampunk interessante e avvincente per un vasto numero di lettori. E, forse, anche per scienziati e ingegneri alla ricerca di nuovi modi di fare tecnologia e intendere il rapporto dell'uomo nei confronti dell'ambiente terrestre.
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