Autore: Massimo De Faveri
Editore: Plesio Editore
Genere: fantascienza
Pagine: 345
Il mio commento:
Quello fantascientifico non è, probabilmente, tra i generi letterari più facili da trattare per un autore che vuole cimentarsi nella stesura di un romanzo né tra i più immediati di cui fruire per il lettore medio. Spesso richiede una certa qual dose di approfondimento, di maturità, senza trascurare la cura dell’aspetto scientifico, necessario per rendere quanto più coerente e plausibile la realtà proposta: espedienti che richiedono dimestichezza in materia e un minimo di sforzo da parte di eventuali lettori per accettare il possibile che viene proposto.
Non sono inoltre molti i titoli appartenenti a questo filone che vengono pubblicati e distribuiti in Italia dove, statistiche alla mano, sembrano riscuotere maggior successo opere di narrativa, gialli o romanzi di avventura.
Eppure, fortunatamente, qualche editore ancora sceglie di investire parte della propria produzione nel genere fantascientifico, non solamente realtà consolidate ma anche giovane case editrici, come Plesio Editore, per altro convenzionata con Terre di Confine.
In particolare, Destinazione Balder, di Massimo De Faveri, rappresenta il primo testo di una collana, Sirio, interamente dedicata al genere fantascientifico.
Il testo offre al lettore una trama ricca e articolata, una spy story ambientata nel 2104 che prende il via sulla Terra ma che si sviluppa nello spazio e su altri mondi scoperti, qualche decennio prima, in seguito al contatto con un’altra razza umana sviluppatasi in un sistema analogo a quello solare ma con la stella Sirio come alter ego del Sole.
Dopo un primo movimentato capitolo introduttivo, che trascina immediatamente il lettore nel vivo dell’azione catapultandolo in un’ambientazione futuristica, fornendogli al contempo una misura di quelli che saranno i protagonisti del libro, viene delineata la trama dell’opera. Il detective privato Lajos Russell viene ingaggiato dal colonnello Haxington di Arca Sigma con lo scopo di indagare su loschi traffici riconducibili al magnate John Sherman, motivo per il quale si troverà a partecipare, sotto copertura, a una spedizione scientifica dell’ONU diretta al lontano pianeta Balder. Ma il viaggio si rivelerà tutt’altro che tranquillo e non mancheranno insidie, naufragi e colpi di scena. Pagina dopo pagina la narrazione porterà il lettore a seguire da vicino le tappe della missione scientifica della nave Telemachus nel suo viaggio fino a Sphere, ai confini del sistema terrestre, e quindi verso il sistema Wotan dove l’equipe scientifica potrà studiare i pianeti gemelli Balder e Hod e portare a termine il compito precedentemente interrotto a causa degli incidenti verificatisi in un’analoga spedizione circa un ventennio prima. Vicenda oscura che ha lasciato un segno nella vita dello stesso Russell e dello scienziato Ian Keller, superstite della spedizione del 2086 e responsabile di quella in corso.
Uno degli elementi che più si fanno apprezzare è senza dubbio l’attenzione posta nel delineare l’ambientazione, nel tratteggiare un mondo fantascientifico plausibile e credibile, soprattutto sotto l’aspetto scientifico-tecnologico. Un elemento che, da un lato, può rendere la lettura difficoltosa e pesante, ma che dall’altro permette al lettore di percepire lo sforzo perpetrato per confezionare un’opera matura e solida, capace di risultare tridimensionale e possibile. Seppure le città terrestri come le colonie spaziali possano risultare un po’ abbozzate, il lettore non ha mai la sensazione di trovarsi in un contesto poco coerente e inverosimile.
L’aspetto scientifico viene poi adeguatamente indagato, non necessariamente attraverso digressioni impersonali ma più frequentemente lasciandolo emergere dai dialoghi e dal confronto tra i personaggi che animano il romanzo, soprattutto quando a occupare la scena sono i dibattiti di scienziati, matematici e fisici intenti a comprendere le leggi che spiegano e regolamentano il “piano basilare”.
Personaggi che per lo più possiedono una personalità e una caratterizzazione definite; non tutti, va detto, si esprimono o si fanno conoscere appieno all’interno delle circa trecento pagine proposte dall’autore. Destinazione Balder era infatti stato concepito come primo capitolo di una serie, motivo per cui alcuni degli attori che compaiono nel testo, ad esempio l’agente sirio Khori o il pilota Rillian, per metà terrestre e per metà sirio, rimarranno da esplorare e conoscere nei futuri capitoli della saga. Romanzi di cui, allo stato attuale, non paiono esserci notizie sul sito dell’editore ma in cui, certamente, confideranno i lettori del romanzo.
L’opera di De Faveri offre poi una visione di un futuro piuttosto umano, in cui cioè automi, cyborg o droni non sono praticamente presenti né tanto meno la tecnologia computerizzata sostituisce l’azione umana. Una scelta di coerenza con l’intento espresso nelle note introduttive e, forse, da mettere in relazione con il fatto che, negli anni novanta - Destinazione Balder è stato ideato e scritto inizialmente nel 1993 - la presenza tecnologia nel quotidiano era più ridimensionata.
Sono invece gli esseri umani, terrestri o sirio, a determinare gli eventi e a dimostrarsi capaci di collaborazione dinnanzi a minacce comuni, come quella palesata dai Nomadi, uno spettro rievocato nei capitoli introduttivi che non mancherà di ricomparire al momento più opportuno creando, nel finale, uno scenario da battaglia globale combattuta tra corazzate e battaglioni stellari.
Pur dirigendo contemporaneamente più trame che convergono verso un medesimo epilogo – con riferimento, ad esempio, all’indagine di Russell condotta al seguito degli scienziati della Telemachus e a quella del capitano Markus di Arca Sigma imbarcato sotto copertura a bordo della Trader -, l’autore non manca di fornire al lettore utili riferimenti per inquadrare nello spazio e nel tempo gli eventi descritti, facilitando la comprensione del testo. Oltre a ciò, non si nega la possibilità di introdurre spunti che possano interessare lettori dai gusti eterogenei, non da ultimo delicati risvolti romantici.
Affiora debolmente anche la passione per una fantascienza di matrice più fumettistica, con l’introduzione di personaggi – un paio in realtà – dotati di facoltà esper, capaci di comunicare telepaticamente o di imporre la propria volontà sugli altri. Val Ayleen su tutti risulta essere la figura su cui l’autore ha scelto di essere più reticente, sollevando dubbi e curiosità che, purtroppo, in questo romanzo, non vengono affatto fugate.
Al contrario, a Russell e Markus vengono dedicate molte più pagine: sono fondamentalmente personaggi positivi, inossidabili, modellati come eroi e, perciò, quasi infallibili. Una caratteristica questa che, per certi versi, può risultare un po’ fastidiosa essendo fin troppo evidente che ogni impresa in cui si cimentano è destinata al successo, sia questa una sfida a braccio di ferro, una fuga dalle sabbie mobile o lo smascheramento fortuito di un affiliato alla setta dei Nomadi; nemmeno sembrano patire la stanchezza o soffrire alcun disturbo a causa delle frequenti sollecitazioni dovute ai viaggi stellari, fatto questo che rischia di togliere suspance e appiattire gli eventi.
Al di là di questi aspetti, del tutto opinabili, risultano personaggi discretamente definiti e complementari. Il primo è sagace, scaltro, ribelle ma dotato di ottime qualità militari; il secondo è invece un soldato, un uomo leale dotato di una fisicità di tutto rispetto. Una coppia di amici e di colleghi, pronti a battersi assieme per la giustizia, che non mancano di scherzare assieme o di gettarsi a capofitto in gesta a dir poco sconsiderate ma determinanti nel risolvere situazioni fortemente critiche.
Quelli che invece appaiono sfortunatamente poco caratterizzati risultano invece gli agenti sirio che, su Sphere o su Hod, contribuiscono a smascherare traffici illeciti o a salvare la vita dei naufraghi. Analogamente, i cattivi risultano essere delle mere ombre di quello che probabilmente avrebbero potuto essere nell’eventualità di un testo con un numero maggiore di capitoli e di pagine. Ecco allora che risulta difficile provare interesse particolare nei confronti di Sherman o dei Nomadi che, con effetto vagamente a sorpresa, compaiono nel finale conferendo ulteriori livelli di profondità a una trama che, comunque, risulta interessante e nient’affatto scontata.
Lo stile narrativo risulta molto buono, con un vocabolario forbito e preciso. Probabilmente risulta un po’ sbilanciato verso la descrizione esplicativa in sfavore di un’agile leggibilità. La presenza di azione e dialoghi smorza un po’ la pesantezza di taluni passaggi e, nel complesso, offre al lettore varietà di ritmo e tematiche. Apprezzato comunque l’impegno dell’autore nel far percepire voci e culture diverse, segno dell’attenzione riposta sul fronte della definizione e caratterizzazione dei personaggi, dettaglio che non sempre si riscontra nelle opere degli esordienti che tendono invece a una sorta di uniformità.
Analogamente risulta gradita la varietà di situazioni proposte, con missioni ambientate su colone spaziali e incursioni all’interno di poli industriali terrestri alternate a vicissitudini a bordo di navi stellari civili oppure militari, senza nemmeno trascurare siparietti comici o divertenti. Basti pensare al detective Lajos, pronto a lanciarsi verso una nave ammiraglia nomade ma che suda freddo all’idea di rimanere da solo con il logorroico professor Weckrermann, desideroso di approfondire le tesi in materia di biologia e botanica sostenute dal dottor Graves, ovvero la copertura affibbiata allo stesso Russell.
Si avverte poi la passione per l’autore verso un genere, quello fantascientifico, affatto monotono e uniforme che dalla letteratura al cinema appassiona intere generazioni. Ecco allora che quanto sperimentato da Russell sul pianeta Hod ammicca vagamente all’atterraggio di fortuna di Luke Skywalker sul paludoso pianeta Dagobah mentre la minaccia latente rappresentata dai Nomadi può ricordare la comparsa dei cylon in Battlestar Galactica anche se, qui, vengono fermati giusto in tempo. Lo stesso nome del pianeta Balder ammicca a quello di un corpo celeste presente in Star Trek, al limite della Federazione. Questi, ovviamente, sono solamente alcuni riferimenti di soluzioni che, tutto sommato, non intaccano l’originalità della storia proposta la quale, come accennato nell’introduzione dell’opera, vuol essere un’opera sci-fi adatta a un pubblico di ogni età richiamando al contempo quel senso di frontiera tipico della letteratura fantascientifica classica. Motivazioni che, per certi versi, probabilmente spiegano la rapidità con cui viene conclusa l’indagine in merito ai traffici di Sherman in una reazione a catena di eventi che, da Balder alla Terra, si risolvono molto concisamente avviando la narrazione verso la parte conclusiva della storia dove, di fatto, viene orchestrata una battaglia totale contro i nomadi.
Il finale in sé, invece, risulta un po’ debole, non tanto per quanto descritto ma perché il lettore avverte di non essere approdato a una conclusione vera e propria bensì al termine di una parte di un ciclo appena iniziato.
Quanto all’impaginazione e all’edizione proposta da Plesio editore, non si riscontrano particolari sbavature: il font è di dimensioni sufficienti e i refusi molto pochi. Se proprio si vuol citare un difetto migliorabile, questo è senza dubbio costituito dall’organizzazione dei sotto capitoli: la loro suddivisione avrebbe beneficiato di maggior chiarezza e ordine a fronte di spaziature maggiori o della possibilità di collocare il testo su nuove pagine, anziché proporne l’inizio a fine pagina.
La copertina scelta, seppure minimale e poco sgargiante, risulta adatta nel far trasparire l’anima del testo che di fatto ambisce a far viaggiare il lettore, a bordo di un’astronave stellare alimentata a pura immaginazione, verso la scoperta di un nuovo mondo da intravedersi all’orizzonte.
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