Regia: Yoshiaki Kawajiri
Realizzato da: Imagi Animation Studios e Madhouse Studios
Anno: 2007
Genere: Fantasy / sci-fi
Yoshiaki Kawajiri è un affermato regista di anime
che, negli anni, ha saputo proporre opere di pregevole livello, prodotti di
qualità elevata dal punto di vista dell’animazione e di trovate registiche.
Sua, ad esempio, l’intuizione del bullet time nell’OVA Demon City Shinjuku, poi ripresa e portata al successo dai
fratelli Wachowski con The Matrix,
mentre altre sue produzioni degne di rilievo sono Cyber City Oedo 808, Ninja
Scroll, Vampire Hunter D – Bloodlust, senza scordare la regia di alcuni
episodi della serie X, ideata dalle Clamp, la sceneggiatura di opere quali Il vento dell’amnesia o il
cortometraggio Program inserito
nella raccolta Animatrix.
Dettaglio da una sequenza di combattimento |
Sebbene inizialmente l’interesse suscitato fosse
stato discreto e decisamente incoraggiante, i film successivi al primo capitolo
della saga nonché le serie televisive con Adrian Paul non si sono dimostrate
purtroppo del medesimo tenore, scadendo di qualità e perdendo di incisività nei
confronti del pubblico.
Alcune scene dal film |
A circa vent’anni dal primo film, anche nell’ottica
di rendere omaggio al soggetto originale, è stata concordata una collaborazione
tra Imagi Animation Studios e Madhouse Studios così da realizzare un
lungometraggio animato dedicato agli Highlander. Prodotto da Davis-Panzer
Productions e distribuita nel 2007, ma di cui è stato proposto anche un
director’s cut nel 2008, l’opera ricalca le orme di quanto già proposto da Mulcahy
offrendo allo spettatore una narrazione ricca di flashback che ripercorrono la
storia del protagonista, Colin MacLeod.
Analogamente al Connor MacLeod dell’originale,
anche Colin ha vissuto alcuni anni della sua esistenza presso le Highlands
scozzesi ed è stato allontanato dal proprio villaggio dopo esser tornato in
vita da morte certa. A differenza del personaggio impersonato da Lambert, però,
Colin sceglie per sé di dedicare la propria personale eternità alla vendetta al
solo scopo di inseguire Marcus Octavius e ucciderlo. Non è mosso da nessun
altro interesse, se non perseguire la propria maniacale ossessione e render
giustizia a Moya, la donna che amava, assassinata dal generale romano che, in
realtà, è egli stesso un immortale.
Nel corso dei secoli i due hanno avuto occasione di
incrociare le spade innumerevoli volte e nei contesti più disparati, in duelli
che quasi sempre hanno visto trionfare Marcus il quale non è tuttavia mai
riuscito a spiccare la testa di Colin.
E così Colin sperimentò la propria morte... |
Le vicende descritte si svolgono invece nel 2187, in
una New York derelitta, povera e in totale stato di abbandono. I pochi
superstiti che sopravvivono in questo contesto post-apocalittico vivono
rintanati sottoterra o nei bassifondi mentre, al centro della Grande Mela,
sorge un imponente palazzo. Qui vivono vivono Marcus, la letale Kyala, immortale
e amante del despota, e un ristretto gruppo di individui che rispondono
direttamente al tiranno producendo per lui armamenti e virus con cui infettare
gli esseri umani. Scopo di Marcus è quello di iniziare una nuova civiltà,
distruggendo quella attuale, per far nascere una nuova società di stampo
“romano”, un progetto ambizioso che, nei secoli, ha più volte cercato di
realizzare e che verrà ostacolato da Colin MacLeod. Il nostro, giunto a New
York in cerca degli ultimi immortali rimasti, dopo l’incontro fortuito con una
Dahlia, una ragazza combattiva e dalla discutibile professione che ricorda in
modo singolare la perduta Moya, finirà infatti con l’allearsi con i ribelli e
aiutarli nel contrastare il malvagio oppressore.
Primo piano per Moya |
Malgrado l’interessante intuizione di tradurre un
soggetto cinematografico in un prodotto d’animazione, l’opera di Kawajiri non
riesce tuttavia a convincere fino in fondo. Non si tratta però di un problema
dettato da imprecisioni visive o da una grafica poco adeguata: tutt’altro. L’aspetto
visivo si assesta infatti su ottimi livelli, con una qualità decisamente buona
ed effetti di luce azzeccati e mai pacchiani. Un marchio di fabbrica per la
Madhouse, con cui lo stesso Kawajiri ha più volte collaborato, che non esagera
mai con la computer graphic, limitandola alla definizione di dettagli quali, ad
esempio, la linea di taglio della katana di Colin o le macchine belliche utilizzate
dalle truppe di Marcus.
Nemmeno dal punto di vista della regia, il ritmo
con cui procede la visione o le scelte, talvolta particolari, con cui proporre
situazioni e inquadrature si riscontrano perplessità: personaggi che entrano in
scena poiché riflessi sulla lama di una spada, duellanti ripresi dal basso per
farli apparire ancora più titanici, flashback ben cadenzati e alternati alla
narrazione presente, auto-censura e continui stacchi tra i corpi degli amanti e
arredamenti sacri, a testimoniare la purezza di un amore che vive nei secoli sono
solo esempi di ciò che, comunque, il regista ha saputo introdurre all’interno
di questo film d’animazione. Anche la resa dei personaggi, di aspetto
decisamente occidentale, e le proporzioni anatomiche dei corpi non sollevano
obiezioni, al pari della caratterizzazione di abiti e ambientazioni appartenenti
a epoche e zone geografiche differenti: troviamo infatti scenari che rimandano
all’Europa nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, ai territori bretoni
durante l’occupazione romana, al Giappone feudale …
Un po' di snu snu con Dahlia |
E’ semmai la storia stessa che risulta poco
avvincente: la sceneggiatura definita da David Abramowitz, già autore per la
serie-tv Highlander, risulta infatti meccanica, con tappe già segnate e
situazioni che si avvicendano in modo molto immediato ma che sanno di già visto.
E non solamente perché liberamente ispirata a un’opera cinematografica.
Ecco allora che, come un novello Kenshiro, il
nostro eroe giungerà in una città derelitta per allearsi con la povera gente e
ribellarsi al despota di turno che, al pari di Shin, sta costruendo imponenti
palazzi e vive nell’opulenza. L’analogia con Hokuto
No Ken di Testuo Hara si può ulteriormente completare considerando che, similmente
al maestro di Nanto, Marcus ha “sottratto” per sempre la donna amata a Colin MacLeod: Moya come Giulia diviene
quindi il motivo per cui combattere una personale vendetta rafforzando la
sensazione di deja-vu che lo spettatore avverte.
Un altro aspetto negativo che si può riscontrare è
il poco pathos insito nei dialoghi che i personaggi scambiano tra loro, molto
diretti, schietti, ma privi di enfasi. E se questo può anche essere accettabile
in un contesto di personaggi immortali che hanno poco interesse nel presente o
all’interno di dinamiche ci si dipanano tra popoli rozzi pronti alla battaglia,
convince già di meno quando si tratta di incontri amorosi.
Il buon Marcus... un uomo che ha detto NO, agli abiti comuni, SI' ai completini sadomaso... |
La lingua scelta per il parlato è poi l’inglese, in
un dichiarato intento di rendere omaggio a una saga di matrice occidentale destinata
a un mercato globale, ma che forse rende più composta e rigida la “recitazione”
dei personaggi. Personaggi che, fondamentalmente, si contano sulla punta delle
dita - Colin MacLeod, Marcus Octavius, Moya, Dahlia, Amergan e Kyala – e che
per certi versi si ricollegano con quelli presenti nel film di Mulcahy mentre
per altri se ne discostano. Il druido Amergan, ad esempio, dovrebbe richiamare
alla memoria la figura di Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez impersonato da Sean
Connery, una sorta di guida il cui ricordo, di tanto in tanto, torna a parlare
a Colin. Diversamente, Marcus è ben distante dal Kurgan Victor Kruger: non
possiede la medesima barbarica ferocia, bensì è un aristocratico, posato,
calcolatore, sicuro della propria forza ed evolutosi di pari passo con i tempi.
Se quindi il Kurgan risultava una sorta di criminale calato in un contesto
metropolitano che forse nemmeno comprendeva appieno, l’antagonista proposto da Kawajiri
è un esteta, un dittatore che coltiva grandi ambizioni ma che al contempo sa
apprezzare l’arte, rispetta i luoghi di culto e conosce scienza e tecnologia.
Per quanto riguarda il versante femminile, a Kyala viene relegato un ruolo
molto marginale: veste abiti molto discinti e ama tutto ciò che riguarda il
sangue e il combattimento. Diversamente, la rossa Dahlia è un personaggio più
caratterizzato e drammatico, acceso di passione e capace di scatenare alcuni
cambiamenti nell’apatico Colin, apparentemente insensibile al presente e
unicamente volto alla propria missione di vendetta.
Come il buon Kenshiro, anche Colin sa ritrovarsi sempre a strapiombo su precipizi immani |
La reminiscenza è infine un altro aspetto che l’opera
di Kawajiri ha mantenuto e che diviene la manifestazione del potere acquisito,
nei secoli, dagli stessi Highlander che viene liberato al momento della
decapitazione. Un flusso di energia elettrica o similare che, al pari di quanto
avveniva nel secondo capitolo della serie – Highlander
2: il ritorno, autentico flop del 1991 - sembra possedere anche la
capacità di interagire con l’ambiente circostante: ecco allora che si tramuta
in una sorta di tempesta in grado di depurare l’aria contaminata dal virus
prodotto dagli scienziati di Marcus o di distruggere tutte e sole le macchine
da combattimento dell’esercito. Una scelta che permette di concludere in modo
positivo il film ma che appare come una sorta di forzatura per risolvere un
problema – quello della diffusione di un virus in grado di annichilire la vita
umana - che, altrimenti, sarebbe stato difficile da accettare a conclusione
della storia proposta.
Ancora scene di lotta tra Colin e Marcus: chi vincerà? |
In definitiva, anche se probabilmente risulta uno
dei migliori prodotti realizzati su questo soggetto e pur assestandosi su un
livello medio alto per quanto riguarda l’aspetto visuale e lanciando qua e là alcuni
messaggi positivi anche in merito all’immortalità dell’amore insita nel cuore
umano, Highlander – the Search for vengeance non
riesce purtroppo a convincere e a ottenere un giudizio totalmente positivo
lasciando quindi disattese le aspettative di tutti quei fans che speravano, con
quest’opera, in un rilancio della saga degli Highlander.
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