mercoledì 21 novembre 2012

..:: The tree of life ::..

Titolo: The tree of life
Regia: Terrence Malick
Anno: 2011
Genere:  drammatico
Cast: Brad Pitt, Sean Penn, Jessica Chastain, Fiona Shaw, Joanna Going

La trama in breve:
Texas, anni Cinquanta. Jack cresce tra un padre autoritario ed esigente e una madre dolce e protettiva. Stretto tra due modi dell'amore forti e diversi, diviso tra essi per tutta la vita, e costretto a condividerli con i due fratelli che vengono dopo di lui. Poi la tragedia, che moltiplica le domande di ciascuno. La vita, la morte, l'origine, la destinazione, la grazia di contro alla natura. L'albero della vita che è tutto questo, che è di tutte le religioni e anche darwiniano, l'albero che si può piantare e che sovrasta, che è simbolo e creatura, schema dell'universo e genealogia di una piccola famiglia degli Stati Uniti d'America, immagine e realtà.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
Tra le numerose recensioni presenti nel web, in riferimento a questo film, scopro il seguente aneddoto "Sei minuti di applausi alla prima di Cannes riservata al pubblico, ululati e fischi conditi da non troppi battiti di mano per la proiezione riservata alla stampa".
Personalmente, mi domando come siano anche solo riusciti a pensare di ululare e fischiare dopo la visione di codesto film, per altro vincitore della Palma D'oro. Ok, i gusti son gusti, così come le preferenze in termini di ritmi e tematiche sono soggetive ma, sinceramente, trovo difficile pensare che lo spettatore, qualunque spettatore, dinnanzi a quanto proposto da Malick possa restarne indifferente.
Non si tratta di una visione semplice né immediata, questo lo concedo. E' indubbiamente un'esperienza impegnativa, complessa, che richiede sforzo e volontà, da parte di chi osserva, per accettare e seguire quanto proposto. The tree of life è infatti un film inusuale, pregno di interrogativi e significati, palesemente incentrato su una forma di ricerca personale e collettiva. Se da un lato i lunghi silenzi, il ritmo lento, le inquadrature talvolta ossessive e l'incedere non sempre "narrativo" possono scoraggiare, al contempo le sequenze proposte, poesie di immagini e armonie di musica sublime, risultano altamente evocative, poetiche e sublimi, capaci di incuriosire e avvincere. 
Per quanto mi riguarda, complice le molte frasi appena appena sussurrate, si tratta di un film che vuol parlare allo spettatore, a patto però che questo si trovi in una condizione di disponibile percettività. La narrazione infatti non sempre procede in modo canonico, seguendo lo scorrere del tempo, fatto questo che ne rende ostica la fruizione; a tratti tutto è affidato allo scorrere delle immagini che creano suggestioni e connessioni che trascendono tempo e spazio, fortemente permeate da richiami religiosi. Il regista, qui alla sua quinta prova di regia (in circa quarant'anni di attività) indugia spesso in lunghe sequenze costituite da sguardi che scrutano fuori campo (Cercando risposte? In attesa di qualcosa?) oppure da panoramiche che spaziano sul creato e su paesaggi naturali, cercando di instaurare una comunicazione con lo spettatore che vive di emozioni sussurrate e richiami a quesiti esistenziali e spirituali.

Niente azione, niente sparatorie, niente scene di nudo o battute volgari e scurrili: a dir poco in controtendenza, anche gli effetti speciali vengono centellinati e proposti non con lo scopo di distrarre o stupire (o di sopperire alla mancanza di contenuti e soluzioni di fotografia e regia) bensì di amplificare l'impatto emotivo o per creare parallelismi tra la vita umana e quella del Tutto, raffrontando il macro cosmo (costituito dall'universo e dalla vita che si sviluppa nel corso del Tempo) con un micro cosmo (la famiglia O'Brien, i suoi conflitti e le dinamiche esistenziali con cui si trovano a fare i conti). 
In relazione a quest'ultima, la storia proposta procede in effetti a rilento ma comunque definendo eloquentemente l'anima dei personaggi ricostruendone le figure sulla base dell'esperienza personale di Jack O'Brein, il primogenito. Del background dei personaggi si sa, effettivamente poco, ma non è questo il focus su cui concentrarci, bensì sull'identità che essi incarnano con un Brad Pitt che si dimostra despota e autoritario, ma anche bisognoso d'affetto e cultore di sani principi, contrapposto a una delicatissima Jessica Chastain, amorevole, garbata e dolce. La via della natura contrapposta alla via della grazia, per dirla con le parole della citazione con cui si apre il film, non necessariamente in comune accordo tra loro (come ben si evince dal rapporto tra i due coniugi) ma entrambe capaci di guidare l'uomo verso una dimensione più elevata e a un maggior grado di consapevole completezza. Ancor di più: se una di queste venisse a mancare l'Uomo né risulterebbe sbilanciato, finendo col diventare troppo razionale e rigido, incapace di cogliere la magnificenza del creato, oppure eccessivamente sensibile, ribelle, vittima delle emozioni e privo di tensione a costruire. 
Alternato a tutto ciò vi sono poi continui rimandi a questioni di carattere esistenziale e teologico che emergono attraverso il confronto e il contrasto che, naturalmente, si viene a creare tra i figli e il signor O'Brien, spesso assente e, quando rincasa, con atteggiamenti talvolta da despota, o dal rapporto con la madre. Vi è il rispetto altrui, l'educazione, lo slancio verso il prossimo, la propensione ad amare incondizionatamente, a perdonare, a perseguire la forza, ad alimentare la propria volontà... ma anche il confronto con il dolore (il bambino ustionato con cui i tre ragazzi degli O'Brien di tanto in tanto giocano), con l'altro sesso, con il proibito, con la morte e l'assenza. 
Molti contenuti che emergono spontaneamente dalle immagini e dai dialoghi contenuti nell'opera di Malick. Senza poi scordare la musica, onnipresente a sottolineare le sequenze più oniriche e coinvolgenti; affidata a Alexandre Desplat, la colonna sonora si dimostra azzeccatissima e intensa, fortemente evocativa e capace di emozionare. Su tutte, il Lacrimosa di Zbigniew Preisner, mi ha letteralmente rapito. 
Ma non è solo quella percepita dallo spettatore che colpisce, lo è forse ancor di più la musica che O'Brien padre sa suonare, che contrasta con l'intransigenza e la severità del personaggio lasciandone però trasparire la sensibilità e un certo qual dissidio che egli coltiva dentro. Innegabile comunque che la prova recitativa di Brad Pitt sia decisamente buona ed efficace nel tratteggiare un personaggio che si fa temere e odiare ma non risultando, per questo, poco credibile o umano. 
Del tutto l'opposto rispetto alle sensazioni che si accostano al ruolo della madre, Jessica Chastain, donna umile, devota, amorevole. L'incarnazione della purezza, oserei dire, e della grazia in terra. 
Sean Penn invece rimane più defilato, con un ruolo minore ma non meno intenso. Un'anima confusa e alla deriva che si muove, in parte, nel mondo reale e, in parte, in un contesto immaginario e libero, dove spazio e tempo si annullano, dove la morte stessa cede terreno alla vita in un idillio che ricorda una certa sequenza di "Hereafter" (del 2010 mentre The tree of life sarebbe del 2009....poi, per via del montaggio e di chissà quali altre dinamiche, la data di uscita è traslata fino al 2011... tra l'altro, mi sa che non il film di Clint Eastwood, alla fine, non l'ho mai recensito su questo blog). Il personaggio di Jack adulto vive comunque del riflesso di quella che è l'esperienza giovanile del primogenito di casa O'Brein, del rapporto conflittuale che sperimenta verso il padre (spera addirittura che muoia e, nella scena della riparazione dell'auto, temevo davvero che compisse un gesto temerario) o con i fratelli, talvolta complici, talvolta rivali, pur sempre amici e innamorati l'uno dell'altro. Legame questo che va ad amplificare l'impatto causato dalla prematura dipartita di RL, il secondo figlio degli O'Brein, e che funge da punto focale per l'intero impianto narrativo del film.  
Per concludere un doveroso applauso alla regia e al montaggio, non affatto banale né semplice, con stacchi che portano lo spettatore ora ad accarezzare i personaggi del film, ora ad immergersi nelle profondità del mare (l'acqua, ovvero la vita) o a vagare nel cosmo oppure in deserti assolati in un esplicito invito ad azzerare le distrazioni e la confusione del mondo esterno. Richiami e suggestioni che propongono una visione d'insieme di un mondo splendido e bellissimo di cui non sempre riconosciamo il valore, scordandoci al contempo di porci domande e sfide al miglioramento personale, illudendoci che attraverso l'arricchimento o il lavoro ci si faccia amare più che attraverso l'amore che si riceve e si dona, gratuitamente, al prossimo. Oppure a se stessi, in un processo non sempre facile di auto-conoscenza, abbracciando insicurezze e crisi personali, sconfitte e sofferenze, riconoscendo che anche queste fanno parte di noi e del nostro bagaglio umano al pari di quanto lo possono essere le eruzioni vulcaniche o lo schianto di un meteorite per la Vita del Pianeta. 
Tree of life regala quindi intense emozioni, pacata serenità e suggestioni visive prima ancora che sonore, in uno spettacolo che, difficilmente, può lasciare indifferenti. Non a caso, per alcuni, questo film di Malick può venir comparato a quel "2001 Odissea nello spazio" che tanto ha contribuito alla fama di Kubrick.
Al contempo si tratta anche di un film impegnato e impegnativo che potrebbe risultare ostico e finire con l'allontanare gli spettatori. Mi auguro però che quanti di voi vogliano provare ad accostarsi a quest'opera riescano a coglierne la portata e il valore, resistendo all'impulso iniziale che, magari, può far vacillare i meno propensi a questo genere di film.






Segnalo anche una recensione che ho letto nel web, sul blog di MauPes, e che ho trovato particolarmente completa e interessante: spero possa risultare d'aiuto per comprendere meglio il film e per coglierne la maestosità.

4 commenti:

Marco ha detto...

Ma quanto ti è piaciuto questo film?!
Va bene, mi hai convinto. Lo dovrò recuperare.
Il Lacrimosa di Mozart lo conosco: fa parte della sua opera incompiuta: "Il Requiem"; ed a dire il vero non è nemmeno del tutto sua, se non ricordo male. Morì prima di terminarla.
La 3° media è ormai lontana...

Leonardo Colombi ha detto...

In effetti, per quanto mi riguarda, l'ho trovato muy interesante.
Poi, come si usa dire, degustibus...

Francesca ha detto...

Ottima recensione, ma devo rettificare una cosa, il pezzo lacrymosa nel film non è di Mozart ma bensì di Zbigniew Preisner.

Leonardo Colombi ha detto...

E c'hai ragione! Sinceramente ero convinto fosse del requiem di Mozart...ad ogni modo, rettifico subito.
Grazie mille per la precisazione e per aver apprezzato il commento al film :-)