Regia: David Cronenberg
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Robert Pattinson, Juliette Binoche, Sarah Gadon, Mathieu Amalric, Jay Baruchel, Kevin Durand, Paul Giamatti
La trama in breve:
Erick Packer è un brillante giovane che controlla gli oscuri meccanismi dell'alta finanza. Tutto è a sua disposizione, a partire da una limousine bianca con tanto di autista e guardia del corpo. È una giornata difficile per Manhattan. C'è il Presidente degli Stati Uniti in visita e la viabilità è stata rivoluzionata. Ma Erick ha un obiettivo preciso: vuole raggiungere il suo parrucchiere di fiducia che sta all'altro capo della città. Per fare ciò è disposto ad affrontare le sommosse contro la situazione economica che stanno mettendo a ferro e fuoco New York. È pronto anche a trovarsi dinanzi colui che, secondo più di un segnale attendibile, vuole ucciderlo. (fonte mymovies)
Il mio commento:
L'ultimo film di Cronenberg da me visto è stato Crash, recensito su questo blog nel mese di febbraio. Perverso, inquieto, pruriginoso e disturbante, non c'è che dire. Però mi aveva preso e incuriosito assai. Induceva alla visione.
Qui invece mi son trovato di fronte a qualcosa di completamente diverso, un'esperienza cinematografica sfiancante, praticamente tesa a sfinire lo spettatore a suon di parlato. I personaggi parlano, discutono, parlano, divagano, parlano, ciarlano, indugiano su aspetti filosofici ed esistenziali, oltre che legati al mondo economico e finanziario...senza sosta, in continuazione, persino nelle situazioni più strampalate (ad esempio nemmeno quando il medico esegue un controllo alla prostata del buon Erick quest'ultimo si prende una pausa, anzi, insiste nel discutere con una sua collaboratrice...per altro strappata al jogging).
L'impressione è quella di stare ad assistere ad una commedia sofisticata, dai toni eleganti, ma al contempo calata in un contesto di totale cinismo e distacco dal mondo reale. Come se ci fossero due binari, uno per le esistenze della gente comune e uno per le eminenze grigie che condizionano mercati e masse. La contrapposizione tra questi due scenari viene ben esplicitata dalla diversità di toni e dinamismo che si associano a uno o all'altro, così come per la scelta di concentrare la maggioranza delle scene all'interno della (futuristica) limousine del protagonista, mentre all'esterno il mondo continua a vivere di vita propria, e non sempre con dinamiche propriamente pacifiche.
Di tanto in tanto un po' di sane trombate interrompono la monotonia dei dialoghi, e pure qualche colpo di scena giunge in soccorso dello spettatore, sempre più annichilito dalla staticità del film e dalla pesantezza dei dialoghi. Tutto questo fino all'epilogo in cui sullo schermo si confrontano due soli personaggi, il belloccio Robert Pattinson praticamente in rovina e dal taglio di capelli che lascia intuire una sorta di demenza, e Paul Giamatti, sovrappeso, disturbato, diversamente bello. In pratica, vittima e carnefice, anche se in realtà i ruoli sono vicendevoli.
Questa sequenza l'ho vista ben due volte. La prima volta mi ci sono addormentato. Colpa della stanchezza e della birra. Forse. Ma anche il giorno dopo ho faticato. Però ho adorato Paul Giamatti.
Al di là della comprensione totale o parziale dei dialoghi, son rimasto comunque insoddisfatto. Non mi è infatti chiaro il "cosa" ho visto. Leggendo varie recensioni qua e là, nelle parole dei vari blogger ho trovato toni entusiastici, elogi e paroloni per sottolineare la maestosità del film, la scelta del casting, l'iconografia, il glamour, i contrasti...e non posso dare loro torto.
Eppure, io rimango dell'idea che quanto proposto si avvicini in qualche modo a Shutter Island. Non riesco infatti a togliermi dalla mente l'idea che quanto raffigurato non sia nient'altro che un mix di proiezioni psichiche, di menzogne materializzate e di realtà artefatta. Da un lato continuo a sospettare che Benno Levin (Paul Giamatti) ed Erick siano la medesima persona, visto come discutono tra di loro, i parallelismi che la regia crea tra loro o in riferimento a quanto l'uno dice di conoscere dell'altro (per non parlare di quel dettaglio relativo alla prostata...).
Così come non sono nemmeno certo che Torval (Kevin Durand), ossia il capo della sicurezza, sia una persona reale: potrebbe rappresentare il lato "prudente" e controllato della personalità di Erick, visto che si occupa della sua sicurezza. Mi vien da pensarlo perché che non c'è quasi mai quando il "capo" si trova lontano dalla limousine e anche per via di quel riferimento all'arma che possiede (Torval dice a Erick che è stato quest'ultimo a comprarla, così come il modo in cui Erick "attiva" la pistola che gli consegna il barbiere prevede il medesimo comando scelto da Torval).
Anzi, la sensazione che ho è che tutti i suoi assistenti/collaboratori siano presenti in modalità mutuamente esclusiva: se c'è Torval non si vede né l'autista sfregiato né l'altro tizio che si occupa della sicurezza, idem per tutti coloro che salgono a bordo della limousine/ufficio/casa/grembo. E che si può dire del taglio di capelli che alla fine Erick sfoggia? Non è certamente tipico di uno sano di mente...
Al contempo, la limousine potrebbe essere un non-luogo, un postazione internet iper connessa alla rete, una cella di un manicomio in cui si avvicendano medici e professionisti cui la mente di Erick attribuisce ruoli personalizzati...
Oppure sono completamente fuori strada e la sceneggiatura non rimanda ad altro se non a ciò che lascia vedere, ossia una caduta. Di una persona come di un sistema.
Comunque stiano le cose non rimango incerto sull'interpretazione da attribuire a questo Cosmopolis. Senza dubbio non rappresenta una visione facile e immediata, anzi, è proprio una di quelle pellicole da non vedere al cinema dove il rischio di un colpo di tosse o di una caramella scartata è elevato con la conseguente perdita di qualche battuta ... e non si può neanche riavvolgere e riguardare la scena :-(
Anche a livello di contenuti, di soluzioni visive e di messaggi, di carne al fuoco ce n'è tanta. Non si dire quanto rispecchia il romanzo da cui è tratto (ma a quel che dicono altri opinionisti, molto), ma dal punto di vista dei contenuti e degli spunti di riflessione Cosmopolis si difende bene, lancia molte suggestioni e propone parallelismi con il mondo attuale (vedasi l'ascesa della Cina rispetto al declino dell'economia Usa, la morte di un guru della musica tipo Michale Jackson, il rapporto con la tecnologia, la tensione sociale per via della crisi globale, i rapporti umani costruiti e finti, la libertà sessuale, la noia del singolo anestetizzata da droghe e musica assordante, l'arroganza e i capricci dei giovani che non hanno più rispetto per niente e nessuno e via dicendo...) oltre che alcune provocazioni (l'uso del topo come moneta!)
Infine, se proprio proprio c'è una sequenza che più di tutte merita di essere riguardata, è quella relativa all'attacco terroristico a base di torte in faccia perpetrato dal personaggio Andre Petrescu: ogni tanto, cose di questo genere, dovrebbero effettivamente accadere. Basta anche una torta, meglio esser chiari, nessun oggetto contundente tipo statuine del duomo di Milano o scarpe: sia mai che poi venga scambiato per un istigatore alla violenza :-P
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