Titolo: Il mendicante di sogni
Autore: Miriam Mastrovito
Editore: La penna blu edizioni
Genere: Fantasy
Pagine: 144
Autore: Miriam Mastrovito
Editore: La penna blu edizioni
Genere: Fantasy
Pagine: 144
La Trama:
I sogni racchiudono i desideri, le fantasie e a volte anche le paure degli uomini. Che succederebbe se ne fossimo privati? È quello che cercherà di impedire Joshua, approdato a Chissà Dove, il magico regno in cui la fata Maya custodiva i sogni prima che il perfido Nergal la depredasse e le strappasse le ali riducendola in fin di vita.
La sua impresa, costellata di splendidi capolavori disegnati sull’asfalto, si intreccia con le indagini del Commissario Zanetti, che lo riterrà un pericoloso serial killer, e con la rinascita di Daniel, un bambino appena uscito dal coma, che ha promesso a Maya, la sua salvatrice, due ali fatte di petali bianchi… (fonte La Penna Blu Edizioni)
Il mio commento:
Prima di parlare del libro in sé, credo sia opportuno dedicare alcune righe a "La Penna Blu Edizioni": di certo non si tratta di un editore di dimensioni particolarmente grandi né potrebbe risultarvi un nome particolarmente noto. Si tratta però di una realtà editoriale attiva nel settore da qualche anno e che molti aspiranti scrittori conoscono in quanto non richiede contributi di pubblicazione ai propri autori e tende a curare molto il lavoro svolto da questi ultimi, incentivando al contempo la loro crescita per mezzo della partecipazione al forum e al portale dell'azienda.
Sempre sul sito dell'editore sono inoltre disponibili informazioni sugli autori stessi, come nel caso di Miriam Mastrovito, o indicazione per reperire i libri del catalogo: trattandosi di un piccolo editore la distribuzione è infatti limitata.
"Il mendicante di sogni" appartiene alla collana "Il calamaio azzurro", che raccoglie opere di genere fantasy. Di per sé il libro si presenta da subito molto bene, con una copertina chiara ed evocativa, che gioca con i toni del nero e del bianco, suggerendo e incuriosendo grazie all'immagine proposta di cui, durante la narrazione, risulterà maggiormente chiaro il significato.
La rilegatura è buona così come risulta idonea la scelta di un font con dimensione proporzionata a quella delle pagine, al fine di agevolare la fruizione del testo e non affaticare.
Il ricorso a capitoli brevi, che si sviluppano nell'arco di poche pagine, consente inoltre un notevole stimolo alla lettura che, per altro, risulta scorrevole e mai noiosa: lo stile dell'autrice è infatti molto buono, sufficientemente frizzante e variegato nel lessico, con assenza di refusi e un buon uso della punteggiatura.
La storia in sé è, di fatto, una sorta di fiaba moderna, un urban fantasy che si sviluppa nel nostro mondo e che prevede l'interazione tra persone umane ed esseri appartenenti alla dimensione (onirica?) di Chissà Dove, luogo in cui risiede la fata Maya e dal quale provengono i sogni che possiamo sognare o rincorrere nella nostra umana esistenza.
I personaggi che incontriamo nel corso della narrazione sono tesi al ripristino di un equilibrio che, nelle prime pagine, viene deturpato dal malvagio di turno, lo stregone Nergal che ha causato una frattura dimensionale causando la perdita dei sogni. Una missione di ripristino a cui si va ad aggiungere l'impegno per donare a Maya due ali nuove, essendo le precedenti state distrutte proprio dal nemico di cui sopra.
Strano a dirsi, le persone coinvolte nelle quest non hanno alcun problema ad accettare l'esistenza di un mondo al di là di quello ordinario, anzi. Ecco allora che Joshua, ex tossicodipendente, diviene una sorta di mendicante in grado di far transitare le persone che possiedono un sogno dal nostro mondo a Chissà Dove. Sul suo cammino incontrerà per lo più gli ultimi della società, forse coloro che ancora conservano dei sogni autentici e sinceri: un clochard, una bambina storpia, un tossicodipendente, una prostituta matta ma anche giovani appassionati di musica e vecchi romantici, tutti disposti a fidarsi di lui e a raccontare al mendicante di sogni il proprio di sogno. Un fatto questo che risulta forse un po' troppo semplicistico e immediato.
Accanto a Joshua, che non si scompone minimamente della propria facoltà di far svanire le persone per trasferirle a Chissà Dove (e se Maya in realtà fosse una sorta di strega avida di anime e che l'ha semplicemente ingannato?), troviamo Daniel un ragazzino di dieci anni circa che si è da poco risvegliato dal coma in cui era caduto a seguito di un incidente. Suo il compito di forgiare le ali della fata, una missione nella quale verrà assistito e affiancato dalla giovanile ed energica nonna Lilia, ancora innamorata del suo Neville, il sassofonista di colore a cui diede il suo cuore prima di venir costretta a sposare l'uomo per lei scelto da un padre più che ottuso e autoritario. Al pari del mendicante di sogni, anche nonna e nipote condividono la medesima immediata capacità di accettare l'esistenza di Chissà Dove e di non curarsi di genitori o figli partendo addirittura per un viaggio senza ritorno verso le isole tropicali. "Mai fidarsi dei nonni", verrebbe da pensare nel leggere del rapimento consensuale o nel ponderare sulla probabile apprensione della madre del bambino. Sarà pure un impegno dettato dall'obbedienza ad una causa superiore, ma l'introduzione di qualche criticità avrebbe sicuramente reso più movimentata e credibile la vicenda. Addirittura, nonostante la differenza di età sembra che la loro "voce" sia identica, un difetto di cui secondo me soffre un po' tutto il romanzo: quasi tutti i personaggi sembrano parlare allo stesso modo, come se avessero sperimentato le medesime esperienze. Il finale, infine, risulta un po' strozzato: viene ristabilito parte dell'equilibrio iniziale, Maya ha le ali nuove e Nergal è stato sconfitto...ma poi? Si è davvero concluso tutto per il meglio? Oppure, all'improvviso, Maya getterà la maschera per rivelare a tutti di esser stati parte di un ignobile complotto essendo lei una strega malvagia alla ricerca di schiavi da impiegare nelle miniere che, morto Nergal, ora gli appartengono di diritto? Magari al solo scopo di ottenere il potere necessaria a distruggere la Terra?
Certamente questo scenario non appartiene al libro però il solo citarlo può far riflettere sul fatto che l'opera non è esente da difetti. Al di là della fluidità con cui si svolgono gli eventi, senza particolari intoppi, molte dinamiche risultano un po' troppo semplificate. Si tratta di una favola fantasy, certo, ma allo stesso tempo l'aggiunta di alcuni ulteriori capitoli, di qualche ostacolo e caratterizzazione in più non avrebbero che giovato al romanzo, soprattutto considerando che l'opera si sviluppa nel corso di 136 pagine circa e non vi era quindi il rischio di appesantire troppo la narrazione.
Nel complesso comunque il lavoro proposto costituisce una buona esperienza per il lettore che ha modo di farsi coinvolgere in un testo a metà tra la favola moderna e l'urban fantasy.
Una caratteristica di originalità va poi alla volontà di portare in scena gli ultimi della società, anche insistendo su certe situazioni che, credo, fanno certamente riflettere. La solitudine, la delusione personale e la sofferenza che un tossicodipendente sperimenta non sono certamente argomenti di banale trattazione, soprattutto quando poi queste persone sono coinvolte in spirali esistenziali da cui sembra non esserci redenzione e la sorte appare solamente come un'entità cinica e crudele.
L'invito al sogno è infine un messaggio più che apprezzabile e che, soprattutto in tempi come i nostri, aiuta a ritrovare un po' di genuinità e semplicità, lontano dalla frenesia e dallo sfarzo con cui troppo spesso veniamo distratti e storditi. A patto però che quella nel mondo dei sogni non divenga una fuga dalla realtà, un modo per rifiutarla o nascondersi ad essa: deve essere invece un impulso all'azione, un modo per guardare con occhi nuovi alla vita.
Allo stesso tempo sognare o sperare il bene dei propri cari o di se stessi deve essere una sorta di salvagente a cui aggrapparci per riemergere alla vita e affrontare l'esistenza più che un pericoloso fardello capace di farci sprofondare in un vortice di autocommiserazione, bloccandoci per sempre.
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