martedì 18 ottobre 2011

..:: Duel ::..

Titolo: Duel
Regia: Steven Spielberg
Anno: 1971
Genere: azione, thriller
Cast: Dennis Weaver, Lou Frizzel, Jacqueline Scott, Eddie Firestone

La trama in breve:
Un normale automobilista dal cognome simbolico, David Mann (Dennis Weaver), è oggetto della spietata caccia di un misterioso camionista, che non si vede mai, lungo le assolate e solitarie strade del deserto americano.  (fonte mymovies)

Il mio commento:
Il presentimento: avrò fatto bene
a mostrargli il dito medio?
La prima volta che sentii parlare di questo film ed ebbi l'occasione di visionarne alcune sequenze risale al 2004, se non erro, durante una lezione del corso di "Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico" tenuto dal prof. Brenta nel corso di laura in Disciplina delle Arti, della Musica e dello Spettacolo a Padova. Ma come, mi direte voi, non hai frequentato le lezioni di Informatica in quel ridente ex carcere del Paolotti? Ebbene sì, risponderò io, ma avendo a disposizione ben 10 crediti da maturare con corsi "di qualunque cosa e qualunque corso di laurea" ho ben pensato di optare per qualcosa di interessante e appetibile. Possibilmente in una facoltà in cui le donne esistevano anche al di fuori dei monitor del pc.
Ecco quindi spiegato come venni a conoscenza di codesto film che, a distanza di anni, in ben 5 episodi, son pure riuscito a vedere per intero.
Per esser stato girato in soli 13 giorni da un regista di 25 anni credo lo si possa ritenere un prodotto molto interessante. Ok, un po' monotono lo è, privo di quei particolari e strabilianti effetti speciali a cui Spielberg ci ha abituato negli ultimi anni, ma comunque originale. La sceneggiatura è tratta da un testo di Richard Matheson ( l'autore di "Io sono leggenda") e non risulta particolarmente complessa.

Tahun-Tahun-Tahunanana...
(pensate alla
 musichetta de Lo Squalo)
Inquietante semmai, capace di proporre scenari di tensione in relazione a dinamiche ordinarie: c'è questo tizio, questo D. Mann, che se ne va al lavoro, ok? E all'improvviso appare un camion, ok? I due percorrono la medesima strada, un lungo serpentone di asfalto che attraversa il deserto, ok? Solo che il tizio che conduce il camion, di cui non si vedrà mai il volto, ok, dettaglio da non sottovalutare, inizierà a manifestare atteggiamenti pericolosi nei confronti della piccola vettura di Mann. Lo sorpasserà, gli taglierà la strada, lo esaspererà mettendo a repentaglio sua la vita costantemente.... 
Ecco, se rileggete questo riassunto con tono concitato, un chewing gum in bocca e gesticolando in modo creativo potete avere una vaga idea (a parare mio) della genesi dell'opera, tutta giocata sulla tensione, reale e psicologica, causata dal duello stradale che ingaggiano Mann (l'unico personaggio del film, interpretato dal defunto Dennis Weaver) e il camionista e che, inevitabilmente, si concluderà in modo tragico. E senza nemmeno fornire tutte le risposte che lo spettatore si aspetterebbe di ricevere, magari in relazione alle supposizioni e alle congetture che si immagina per giustificare quanto sta assistendo. O, quanto meno, per sapere dove lavora sto Mann: caspita, sembra che percorra ogni giorno l'intera route 66!
Certe mattine andare al lavoro è
un vero e proprio
calvario apocalittico...
ma chi me l'ha fatto fare...
Al di là della trama e della popolosità del cast coinvolto, credo che il valore del film risieda soprattutto nelle trovate di regia e nelle riprese proposte, ovvio e "normali" oggi giorno, ma probabilmente innovative e sperimentali all'epoca, considerando il punto di vista adottato in taluni contesti o nel modo in cui vengono proposte riprese "vibranti" appoggiando la macchina da presa ai veicoli. Ma togliendola prima delle riprese finali!
Il finale è di quelli fracassoni e drammatici e, come ho già detto, non fornisce tutte le risposte "pretese". In virtù di ciò risulta un po' disturbante (...come se venisse ammazzato una bestia) e poco gratificante ma, al contempo, coerente con l'opera proposta la quale ammicca al pericolo che ci cela nel quotidiano e all'imprevedibile follia che il presente è in grado di regalare, nel bene e nel male. Una soluzione narrativa coraggiosa, quindi, che mira a scardinare pratiche più canoniche e consolidate in cui, allo spettatore, vengono forniti tutti i riferimenti per inquadrare e comprendere ciò a cui stanno assistendo.




PS: ...mi domando comunque come sia stato accolto il film dall'associazione "Gentlemen & Camionisti United" visto che, di fatto, la figura di camionista proposta appare alquanto losca e inquietante... 

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