Jean-Paul Fitoussi e Adriano Celentano |
Per fortuna, o purtroppo, non son rientrato nel novero dei 9 milioni e passa di telespettatori che hanno scelto di sorbirsi il recente show di Celentano realizzato all'Arena di Verona e divulgato alle masse attraverso Mediaset.
Ne ho visto qualche stralcio però, giusto qualche minuto mentre cenavo al rientro dall'allenamento di kung fu. Tanto, in ogni caso, ne han parlato assai. So perfino che PierSilvio si è congratulato via Twitter con il celebre molleggiato.
Non nego che il vetusto Adriano nazionale (Celentano, non "voglio una sigaretta... aspetta, io manco fumo" Pappalardo) sia un personaggio importante per lo show-business e la cultura italica ma, mi domando, perché lui può proporre uno show nel quale tenta anche la formula dell'evangelizzazione laica o di predicare pseudo-rivoluzioni sociali mentre altra gente non può nemmeno avvicinarsi al mezzo televisivo?
Mi riferisco ai vari "comici" (lo dico tra virgolette perché, probabilmente, sono da considerarsi liberi pensatori che cercano di far riflettere e sorridere al contempo attraverso vera satira) espatriati dai principali media nazionali e ai quali è ancora interdetta la possibilità di ricomparire sul piccolo schermo. Penso a gente come Luttazzi, Grillo, i Guzzanti (anche se in effetti Corrado l'ho rivisto in un qualche sketch su Cielo...), ma anche a Santoro. Misteri della democrazia e della libera informazione nostrana.
Ad ogni modo, evidentemente, Celentano poteva fare quello che ha fatto e, tra una canzone e l'altra (in fondo, Rock economy era anche un concerto, giusto?) ci ha piazzato qualche riflessione e chiacchierata di carattere politico e sociale.
Tra queste, l'unico stralcio che son riuscito a seguire è stato l'intervento, in un tristerrimo contesto da bar, dell'economista Jean-Paul Fitoussi.
Ora, non conosco bene il personaggio - fortunatamente Google aiuta - ma, al di là del suo ruolo in Telecom o in Banca Intesa San Paolo, è innegabile che il tizio c'ha una buona testolina. E, tra i vari discorsi che ha provato a fare, ce n'erano alcuni sul benessere, sull'ambiente, sulla misurazione e salvaguardia del capitale umano.
In soldoni, non c'è solo il PIL da salvaguardare, bensì il benessere delle masse, la qualità del vivere, la ricchezza in termini di risorse umane - e ambientali, spero.
Parafrasando l'economista francese: se cioè un governo effettua delle politiche tali per cui si guadagna 1 punto di PIL ma si perdono 10 punti di capitale umano, allora il governo sta sbagliano!
Trovo che questo passaggio sia molto significativo e utile per valutare il tipo di presente e futuro che vogliamo per noi. E che, anzi, tenda a fornire alle persone (ovvero agli elettori) una metrica a cui riferirsi nel valutare l'operato di un governo.
Un bel messaggio insomma, tristemente banalizzato poi dai discorsi di Celentano, che, pur essendo valido nella teoria, mi domando quanto possa essere applicabile in concreto.
Anche perché, fondamentalmente, durante Rock Economy si è solo chiacchierato...
Anche perché, fondamentalmente, durante Rock Economy si è solo chiacchierato...
In fondo, è ovvio che se - distruggiamo la natura, se contaminiamo il posto in cui viviamo,- se sguazziamo nell'immondizia e nell'ignoranza, se non investiamo in progresso e professionalità, se viviamo di espedienti, costantemente nell'incertezza, poco ce ne facciamo dei risultai e dei discorsi dei politici che continuano a spremere e spremere e spremere noi poveracci. Anche se l'Italia pareggiasse il proprio bilancio interno ma portasse la popolazione a condizioni di esistenza insostenibili e disumane, quale vantaggio avremmo?
Cioè, per quanto faccia piacere sentire l'invito di Fitussi, come caspita lo si potrebbe attuare, qui, in Italia, dove anche se corrotti e incapaci, i politici continuano a farsi beffe della nazione che rappresentano e per la quale operano? Ricandidandosi pure e perseverando nel proprio stato di "nobiltà" anno dopo anno.
Categorie di persone di cui non si parla mai: le mignotte... Rientrano anche loro nel computo di capitale umano? |
E poi, come diamine si fa a misurare questo "capitale" umano? Qual è la soglia di benessere minima accettabile per avere una nazione "a norma"?
Purtroppo, durante quel poco di trasmissione che ho seguito, non c'era la risposta a questi miei dubbi...
Solo discorsi che ribadivano l'ovvio inframezzate a canzoni d'altri tempi.
Probabilmente, il punto focale su cui, come nazione, dovremmo riflettere.
Ovvero la capacità di cambiare, di svoltare, di crescere veramente a livello culturale.
C'è invece un continuo bombardamento di vecchiume, una costante tendenza a guardare al passato, con leggerezza, crogiolandosi nei ricordi, negli echi di gioventù quando invece in altre nazioni si organizzano via social network per coordinare rivoluzioni interne (vedasi le nazioni dell'Africa settentrionale) o riscrivere la propria Costituzione (pensiamo all'Islanda).
Mi domando anche se e quanto potrebbe cambiare il nostro Paese se non ci fosse la televisione, se finalmente iniziassimo tutti a elaborare in autonomia un proprio personale pensiero, a cercare notizie, a pretendere chiarimenti, spiegazioni...a partecipare attivamente, ecco. Il tutto, ovviamente, a patto di avere sufficiente tempo libero e poche grane con cui fare i conti. Condizioni che, negli ultimi tempi, poche persone temo sperimentino quotidianamente, essendo sempre indaffarati, sempre di corsa, vessati da scadenze, pagamenti e obblighi vari. E poi, all'improvviso, non ci vediamo più dalla fame. Solo che quando riapriamo gli occhi due aziende attorno a noi son già fallite, l'IVA è salita di un altro punto e di Er Batman non si parla già più. Esattamente come accaduto con Lusi qualche tempo fa...capitale "nostro", sparito per sempre.
Chiudo questo post con due video per altrettante canzoni che, visto quanto scribacchiato fin qui, reputo idonee:
Chiudo questo post con due video per altrettante canzoni che, visto quanto scribacchiato fin qui, reputo idonee:
- Articolo 31, L'italiano Medio
- I Ministri, Tempi Bui
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