Regia: Joe Wright
Anno: 2012
Genere: drammatico
Cast: Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFadyen, Domhnall Gleeson, Ruth Wilson, Alicia Vikander, Olivia Williams, Emily Watson
La trama in breve:
Un treno innevato corre verso Mosca e verso un destino tragico, quello di Anna, moglie di Karenin, un alto (e ponderato) funzionario dello Zar. Aristocratica e piena di una bellezza vaga, Anna deve intercedere per il fratello, impenitente fedifrago, presso Dolly, la cognata determinata a non perdonare il suo ennesimo tradimento.
Condiviso il viaggio con la contessa Vronsky, ne incrocia il figlio Aleksej, innamorandosene perdutamente. Perduto anche lui negli occhi di Anna, il giovane ufficiale trascura Kitty, sorella minore di Dolly candidamente infatuata di lui. Dentro un valzer infinito, le mani e i cuori di Anna e di Aleksej si intrecciano fatalmente, muovendo i loro destini e quelli di coloro che amano in direzioni ardite e sconvenienti per la società russa di fine Ottocento. Appassionati fino all'impudenza, Anna e Aleksej vivranno pienamente il loro amore, sfidando regole, convenzioni e religione, perdendo figli, diritti e prestigio. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Visto ieri sera al cinema e, rispetto al mio solito direi che questo film rappresenta una leggera variazione. D'altronde, non guardo solo obbrobri di serie F ma, di tanto in tanto, mi concedo pure qualche visione più sofisticata e impegnata.
Per cui, con Silvia, abbiamo colto l'occasione di vedere quest'ultima trasposizione di Anna Karenina, ispirato all'omonimo romanzo di Lev Nikolàevič Tolstòj. Un pamphlet di circa 940 pagine amabilmente adattato per il cinema da Tom Stoppard e poi abilmente orchestrato da Joe Wright.
Al di là della storia in sé, che più meno cerca di rispettare le tappe narrative del testo originale effettuando qualche semplificazione e sintesi, ovviamente, ma (spero) mantenendo saldi i momenti topici.
Al di là della storia in sé, che comunque viene narrata con maestria e senza mai perdersi, mantenendo un buon ritmo per circa due ore e con un cast impegnato in recitazioni molto ostentate e teatrali.
Al di là della storia in sé (possiamo finire sta frase?), l'aspetto che più sorprende del film è l'atmosfera di narrazione in stile "balletto": tutto è ritmato, gestito con movenze e atteggiamenti molto teatrali, con pose e addirittura sospensioni che si riscontrano in certi spettacoli di ballo. Tutto procede in modo molto formale e sostenuto, regalando allo spettatore la sensazione di assistere a un gioco di incastri e ingranaggi ben orchestrati e scanditi, palesemente "falsi" perché falso e ipocrita è il contesto nel quale si muovono i protagonisti della storia.
Giusto per fare un esempio, prendiamo le sequenze in cui Stepan Arkad'ič Oblonskij ("Stiva") attraversa la sala dell'azienda in cui i suoi sottoposti lavorano per andare ad accogliere un ospite. Mentre il direttore attraversa la sala, un paio di suoi sottoposti giungono da direzioni opposte per consentirgli un cambio d'abito senza che questi smetta di avanzare composto e dignitoso. Al contempo, al suo passaggio i dipendenti della si alzano in segno di rispetto e si risiedono non appena egli supera la loro "linea".
Oppure a quando Anna e Vronsky si abbandonano al ballo, danzando come se tutt'attorno non ci fosse null'altro, con le altre coppie di nobili che si immobilizzano al loro passaggio come in un fermo immagine.
Un altro aspetto molto interessante è la volontà di portare in scena "il teatro": nei momenti di passaggio da un contesto a un altro o da una sotto-trama a un'altra spesso e volentieri il regista mostra elementi strutturali tipici di un teatro portandoci ora sul palco, ora tra il pubblico, ora dietro le quinte. Un pretesto per rendere più originale questa dodicesima versione cinematografica dell'opera di Tolstòj e anche per "smascherare" la finzione che, intrinsecamente, appartiene al mondo aristocratico descritto. Un contesto in cui valgono di più le apparenze e le formalità, le mode anche (come le frasi in francese), più che i sentimenti e la genuinità dei rapporti. Non nego però che, almeno inizialmente, questo modo di giocare con lo spettatore non risulta immediato da comprendere. Anzi, è fonte di sospetto e di dubbio...poi però, anche perché incalzati dall'incedere della storia, ci si abitua e ne si comprende il significato.
Gli aspetti e le considerazioni sull'ipocrisia della società, soprattutto della nobiltà, gradualmente emergono e vengono più o meno condannate per contrasto: parallele alla vicenda di Anna e Vronsky si collocano infatti quelle di Stiva e Dolly (anch'essi devono gestire qualche faccenda di tradimenti...) e di Levin e Kitty. Questi ultimi due sono, di contro, collocati in un contesto più distaccato e provinciale, fatto di concretezza e azioni "vere" (come l'assistenza a un malato, il lavoro nei campi...) tipiche di un mondo rurale. Che finisce per risultare molto più umano rispetto a quanto sperimentato tra la nobiltà russa. La quale però vive meglio, mangia meglio, non si spacca la schiena...
Apprezzata globalmente la recitazione degli attori coinvolti. La signorina Keira già la conoscevo mentre son rimasto sorpreso nel ritrovare nei panni di Vronsky un insospettabile Aaron "Kick-Ass" Johnson.
Jude Law invece non mi ha entusiasmato particolarmente, semmai pareva proprio "stonato", scuro e immobile rispetto a tutto il contesto proposto. Un effetto voluto o un personaggio dimenticato e poco caratterizzato?
Sulla storia d'amore principale, infine, su tutti i risvolti tragici o meno, sul romanticismo e sulla gelosia, sulla razionalità e sulla follia, sull'idealizzazione della passione e dei sentimenti vissuti, sull'ipocrisia dei rapporti ecc... non so, sinceramente, se sia necessario un mio commento. In fondo, si tratta degli aspetti che che più di tutto emergono dall'opera.
Semmai, ecco, mi sento di contestare la mancanza di qualche introduzione, di qualche spiegazione o dettaglio che aiutasse a contestualizzare e a comprendere talune dinamiche e modi di fare, spiegazioni il cui onere viene invece lasciato in toto allo spettatore confidando che già abbia letto il romanzo o visto le precedenti versioni dell'opera.
Comunque sia, un gran bel film, romantico e tragico, da gustarsi con la dovuta calma.
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