Titolo: Hardware - Metallo Letale (titolo originale: Hardware)
Regia: Richard Stanley
Anno: 1990
Genere: horror, sci-fi
Cast: Dylan McDermott, John Lynch, Iggy Pop, Stacey Travis, William Hootkins
La trama in breve:
Tra i detriti radioattivi di un imprecisato futuro un militare rinviene i resti di un cyborg Mark 13 e ne fa dono alla sua ragazza scultrice. Il cyborg si rigenera e ricomincia a svolgere il compito per cui era stato programmato: distruggere ogni essere vivente. (fonte mymovies)
PS: se leggete invece la trama su comingsoon potreste avere indicazioni leggermente diverse...addirittura, pare a me, sembrano suggerire che Moses sia un nano
Il mio commento:
Per il ciclo "filmissimi d'essai" ecco a voi Hardware, di Richard Stanley, horror di ambientazione fantascientifica tratto dal racconto Shok! di Steve McManus e Kevin O'Neill.
Film che per altro mi son recuperato stando alle positive recensioni e considerazioni espresse durante una sorta di documentario sul cinema (credo andasse in onda su Rai4 o Rai5) focalizzato su quelle pellicole che hanno per tema il rapporto uomo macchina.
Realizzato nel 1990, la visione di Hardware consente allo spettatore di tuffarsi in un'epoca arcaica, quando gli effetti speciali erano "di altro tipo" così come la tecnologia proposta, anche nelle storie sci-fi, non era che una brutta copia di quella a cui i Wachowski ci hanno abituato.
Contiene anche camei di note star della musica rock/metal, da Iggy Pop a Lemmy Kilmister dei Motörhead, così come montaggio e regia si prodigano per confezionare sequenze nervose e disperate, per lo più dominate da toni rossi e arancioni.
Ma non è finita qui perché, fondamentalmente, il film è una vaccata pazzesca piena di situazioni al limite del delirio.
Già. Vatti a fidare dei tizi del documentario.
Passi per l'evidente scarsità di mezzi, passi per le scopiazzature a vari film di genere (Terminator su tutti), passi per il tentativo di costruire un'ambientazione futuristica desolante e disperata, ma un minimo di filo logico e buon senso non ce lo si poteva mica mettere nella sceneggiatura?
Abbiamo un tizio che rovista nel deserto e ne estrae un androide. Lo rivende a un tizio che manca da casa da chissà quanto tempo e che pensa bene di non documentarsi minimamente sulla cosa che gli è stata recapitata ma, anzi, di donarla alla propria donna, Jill. La quale vive segregata in casa e fa la scultrice post-moderna, assemblando materiali a casaccio. E che, in un mondo allo sbando come quello proposto, è tutto dire.
Per cui, ecco che assieme al fido amico tossicodipendente (stranamente molto in sintonia con la rossa Jill) porta il bestio alla sua donna la quale, dopo mesi che sto qua non si faceva vivo, decide di accoglierlo in casa e di scoparselo per un bel po'. Quando c'è l'ammmmore... E mentre la coppia copula un simpatico maniaco obeso, che tiene spesso e volentieri le mani in tasca, li spia e gode.
Arrivati a questo punto siamo a metà del film, e regna tanta pesantezza e desolazione per un futuro prossimo venturo molto cupo, privo del benché minimo spiraglio di luce, in cui la limitazione delle libertà individuali e la precarietà dell'esistenza sono ordinaria consuetudine.
Ma, come diceva il buon Mike, "Allegria": il Mark 13 è pronto a seminare morte e distruzione!
Devo trovare un modo per farmi lasciare da Jill...ma cosa diamine potrei fare...magari prima le do un'altra bottarella, e poi ci penso con comodo.... |
Già perché mentre il presunto protagonista, Moses, se ne va a zonzo (sai com'è, il suo collega lo contatta nel cuore della notte chiedendogli di tornare al "negozio"...situato a due trilioni di anni luce dall'attico della rossa infoiata...) e Jill se ne rimane mezza nuda a dormire, il simpatico androide dalla testa di teschio, mani artigliate e aculei velenosi (eh già, proprio un bel regalo da parte di Moses...), quatto quatto, facendo il casino più assordante, si ri-assembla con le cianfrusaglie che trova per casa e, mai domo, prende il controllo della futuristica domotica dell'attico (= toglie la luce e chiude la porta).
A questo punto inizia il delirio più totale, quella peculiarità che contraddistingue un film che per poco non ce l'ha fatta a divenire memorabile da uno in cui va tutto in vacca, solo perché gli sceneggiatori si sono ubriacati durante la stesura della trama e il regista, vincolato da qualche folle scommessa, non ha potuto cambiare alcunchè
. A dire il vero il resto del mondo se ne stra-frega bellamente di tale situazione, ma siccome il film si concentra su sto caspita di robot e sul rapporto uomo macchina, andiamo avanti a scoprire che accade a casa Jill.
Per primo, a soccorrere la donzella giunge il viscido ciccione guardone il quale entra in casa della sua preda e ci prova pure con il pretesto di dare una mano. Ma la nostra impavida donna che se ne va in giro scalza e con addosso solo una vestaglia non gliela vuole dare: in fondo, la dà solo a chi le porta in dono qualche strumento di morte. Come il nostro Mark 13 che solo 1 minuto prima ha tentato di ammazzarla nel sonno per poi nascondersi. E si mimetizza talmente bene (un robot di 2 metri di altezza, 2 di larghezza e di profondità, costituito da pistoni, lame rotanti, circuiti che emettono luce...) che in due non riescono a vederlo nonostante si facciano addirittura luce con (udite udite) una fiamma ossidrica. Già, nel futuro non esistono torce o luci di emergenza. Solo perigliose fiamme libere.
Effetti grafici d'altri tempi, roba che le generazioni moderne manco sospettano siano esistite... |
E secondo voi, tra lei (padrona di casa, sola, indifesa) e lui (maniaco, zozzone, infoiato, mani in tasca...) chi tiene la fiamma? Esatto, lui. Che purtroppo o per fortuna crepa subito e in modo atroce. A questo punto inizia la caccia spietata tra la macchina letale (avete presente Numero 5 di Corto Circuito? Ecco, mettetegli qualche arma, una testa da terminator e il cuore di un teletubbies e il gioco è fatto) e la bella Jill. Siamo dentro un appartamento di due stanze ma ugualmente lei riesce a farcela. E' devastata, ma vittoriosa. Beh, considerando che il Mark 13 sembra essere la più letale delle macchine, il prototipo degli sterminatori, il futuro delle milizie armate, roba che neanche Robocop potrebbe mai eguagliare...pur considerando tutto questo, viene sopraffatto da una donna con un mattarello (e una sega...).
La quale, stremata, va ad aprire alla porta.
E chi ti trova? Moses. Già, il suo ragazzo. Quello intelligente e comprensivo e con una mano bionica (ve l'ho detto che ha un braccio bionico? Beh, ce l'ha). Ma non è solo. Assieme a lui ci sono l'amico tossicodipendente ancora strafatto e altri tizi, addetti alla sicurezza. Tutti con le armi spianate e che non appena la porta di casa si apre, beh, sparano come pazzi.
La povera Jill non comprende bene cosa stiano facendo i dementi ma, terrorizzata, si butta a terra.
Oh mamma, se scoreggio adesso sono fregata...il bestio, non plus ultra della tecnologia si accorgerà che sono qui, dentro a un frigo aperto (manco il Mark 13 ha una torcia...) |
Ed ecco che si svela l'arcano: stavano sparando al Mark 13!
Era dietro di lei, caspita, pronto a ucciderla. E lei non se n'era nemmeno accorta...che stolta. Invece, i maschi, chiusi fuori casa, inconsapevoli di cosa stesse accadendo all'interno, sapevano.
A suon di fucilate (nel futuro non ci sono armi laser o dispositivi che generano campi elettromagnetici) il robot viene scaraventato fuori dalla finestra. Ma c'è ancora il tempo per danneggiare gli umani. E di fatti danneggia il meccanismo della porta e a causa di ciò muoiono i due guardiani. Purtroppo, nel futuro, non ci sono comuni porte bensì porte tagliafuoco con denti affilatissimi che si chiudono imperterrite, triturando e devastando la carne delle persone. E non pensate che esistano sistemi di sicurezza o fotocellule: siamo nel futuro, dannazione!
Motivo per cui ci troviamo con un tizio tagliato a metà e un altro morto a terra, colpito da un proiettile vagante. Credetemi: è quello fortunato.
Nonostante tutti abbiamo assistito al volo dell'androide, questo non è mai caduto, è rimasto aggrappato sul cornicione e, non appena la nostra coppietta si affaccia, non esita ad agire. Afferrata Jill la lancia nel vuoto. Ma la nostra eroina non demorde e si aggrappa ai fili dell'alta tensione. Già. Al che Moses pensa bene di lasciarla al suo destino consigliandole di dondolarsi: "Amore, sì, lo so che siamo al 25-esimo piano e che sei appesa ai cavi dell'alta tensione. So anche che qui c'è un pericolosissimo androide ma ora, coraggio, pensa a dondolare e a gettarti dentro alla casa dei vicini. Così, da brava, così, così..."
E qualcosa accade: lei sfida ogni più basilare nozione di fisica e magicamente, sfondando una finestra, si trova dentro alla sala da pranzo dei vicini. Tanto, già la odiavano...
Girl power, sempre e comunque. Niente e nessuno sopravviverà a questa donna ... se è periodo di saldi |
Di sopra invece Moses si scontra con il Mark 13 e sperimenta la portata del suo veleno.
E crepa, delirando in un tripudio di confusione visiva, confondendo sogno e realtà e scambiando il legnoso robot cibernetico per un agile quanto inquietante deejay della tecnologia.
Insomma, non si capisce bene cosa tenti di fare, forse auto mutilazione per estrarre le tossine dal corpo, tant'è che dopo un po' si accascia e muore in una posa da martire.
A questo punto inizia a comunicare telepaticamente con Jill °_°
Lei, dal piano di sotto, si riprende e decide di mettere la parola fine alla questione Mark 13. Nessuno ovviamente pensa bene di chiamare la polizia o l'esercito o uno psichiatra: siamo nel futuro, dannazione.
E poi di sopra c'è soltanto una letale macchina di morte che non aspetta altro che degli esattori di Equitalia suonino al citofono...
Ma Jill ha altri progetti per cui eccola, indomita, che va alla conquista di casa sua gridando: morte agli abusivi!
E laddove pistole e fucili han fallito riuscirà lei, con una mazza da baseball e l'acqua calda di una doccia. Seppure ridotta malissimo, grondante sangue e ancora un po' provata dall'ebrezza del volo elettrificato di qualche minuto prima, la donna riuscirà a terminare l'androide prendendolo a bastonate.
Eh, già. Il fiore all'occhiello degli eserciti, la nuova arma con la A maiuscola dotata di sensori a rilevamento termico, letali veleni, trapani dalla sospetta forma fallica e chi più ne ha più ne mette, devastato da violenti colpi di bastone. Mentre accanto a lei il tossicodipendente di cui prima, vagamente consapevole di esser inspiegabilmente sopravvissuto alle porte spappolanti dell'ingresso, verifica che non vengano commesse scorrettezze.
Sì, beh, prima lei tenta anche di hackerarlo...non si capisce né come né perché (l'androide sta da una parte, lei digita su un commodore 64 et voilà! Ah no, eccolo che ritenta di uccidermi...) ma c'è anche sta scena.
Uhm, chissà cosa mi porterà Moses questa volta. E' uscito 5 settimane fa per prendere le sigarette e da allora.... |
In definitiva, Hardware è un film che in teoria possiede delle qualità "artistiche" e ponderate - vedasi la colorazione delle scene, l'ambientazione proposta, le citazioni, l'atmosfera, le trovate cyberpunk, quelle splatter, i dialoghi serrati, la colonna sonora più che azzeccata - che voleva porsi come prodotto interessante, con una propria estetica e fascino ma che, purtroppo, finisce per sfiorare il ridicolo.
IMHO, ovviamente.
Visto che sembra abbia invece conseguito più di un riconoscimento e apprezzamento. Forse, vedendolo negli anni 90, forse...considerando che è stato realizzato con poco budget e che il regista era esordiente...naaaa!
Quanto al rapporto uomo-tecnologia, ho compreso che non importa che si tratti di presente, passato o futuro: quando una macchina non fa quel che vuoi, l'unica è costringerla a suon di bastonate.
Un po' come accade con i pc Windows :-)
(che ci sia anche un "Software - Programma letale"?)
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