venerdì 27 dicembre 2013

Qualunquemente

Titolo: Qualunquemente
Regia: Giulio Manfredonia
Anno: 2011
Genere: comico
Cast: Antonio Albanese, Sergio Rubini, Lorenza Indovina, Nicola Rignanese, Davide Giordano, Veronica Da Silva

La trama in breve: 
Uno spettro si aggira per la Calabria: è lo spettro della legalità. Contro questo spiacevole inconveniente, rappresentato dal candidato sindaco di Marina di Sopra, certo De Santis, la parte "furba" del paese schiera l'uomo della provvidenza: Cetto La Qualunque, di ritorno da un periodo di latitanza con una nuova moglie, che chiama Cosa, e la di lei bambina, che non chiama proprio. Volgare, disonesto, corrotto, ma soprattutto fiero di essere tutto questo e molto di peggio, Cetto prima ricorre alle intimidazioni mafiose, poi a dosi inimmaginabili di propaganda becera, quindi assolda uno specialista. Il fine, e cioè la vittoria alle elezioni, giustifica interamente i mezzi, che in questo caso vanno dal comizio in chiesa, all'offerta di ragazze seminude come fossero caramelle scartate, all'incarceramento del figlio Melo in sua vece. Fino alla più sporca delle truffe... (fonte mymovies)

Il mio commento:
Visto la sera del 24, giusto prima di Natale, era da un po' che attendevo di dare un'occasione a questa piccola perla cinematografica italiana. Ok, ok, per qualche strano motivo la produzione filmica nostrana non riesce a partorire altro se non filmetti più o meno comici (vedasi i vari cine-panettoni o quel che propinano i vari Pieraccioni, Zalone e compagnia bella), qualche thriller, qualche fiction dal sapore antico e per lo più opere drammatiche per cui, direte voi, che cosa avrebbe questo Qualunquemente in più rispetto ad altri?
In primis c'è il sior Antonio Albanese, che tutto sommato non mi spiace e che già ho apprezzato nei suoi interventi comici durante i vari "Mai dire..." oltre che in "Uomo d'acqua dolce".
In secondo luogo perché, a ben guardare e riflettendoci un poco, questo film dovrebbe essere considerato più una pellicola di denuncia sociale che una parodia comica.
Qualcosa che dovrebbe aizzare gli animi e spronarci a dire "NO, non deve più esserci nulla del genere! Mai più!". Invece, da bravi italiani, finiamo col riderci sopra e...basta. Felici e rassicurati, quasi, nel riconoscere quanto siamo provinciali e falsi. 
Ecco quindi che il personaggio di Cetto La Qualunque, un concentrato di ipocrisia, ignoranza e illegalità, nel suo barcamenarsi tra abusi e messaggi diversamente votati all'onestà incarna le caratteristiche tipo che associamo (giustamente o a torto, ma, come dirette Tomba, ai posteriori l'ardua sentenza) a coloro che, ogni giorno, dovrebbero gestire la cosa pubblica e si affacciano nelle nostre vite attraverso lo specchio della televisione. Ipocrita, incapace, amante della bella vita, perdigiorno, disonesto...ha praticamente le carte in regola per dirigere un partito e ambire a una carica pubblica.

Il personaggio impersonato da Albanese, lombardo che qui si spaccia per calabrese (a differenza di altri comici che fanno leva sulla propria natalità, vedi appunto Pieraccioni e Zalone) è infatti il candidato più o meno ideale per ricoprire la carica di sindaco in un Paese allo sbando, in cui non si pensa in prospettiva ma solamente al presente e trarre il massimo vantaggio da ogni cosa, anche calpestando gli altri. In un Paese che avrebbe risorse, soprattutto turistiche e culturali (vedi le rovine etrusche su cui La Qualunque ha creato ristoranti e stabilimenti balneari), ma che invece punta su dinamiche di stampo mafioso e di illegalità.
Da parte mia, che comunque sono un ignavo, ho quindi apprezzato le gag e le situazioni proposte e che più o meno esplicitamente ammiccano a certi loschi figuri del nostro panorama politico passato/attuale. Vai quindi dalle bagasce utilizzate come merce di scambio o per "riflettere", ai media acquistabili o comunque leggermente di parte, all'evasione totale (le tasse sono come la droga, se le paghi una volta, anche solo per provare, finisci che ti prende la voglia!), al carcere "formativo" per il figlio Melo a cui, tempestivamente, viene intestato il ristornante del padre per non compromettere l'ascesa al potere di Cetto e via dicendo...passando per i saggi consigli del guru Sergio Rubini (e il suo improbabile tai chi) su come curare la campagna elettorale e proporsi al meglio verso l'elettorato. Comprese le nonnine dell'ospizio da recuperare anche in punto di morte, pur di ottenere un qualche voto in più. Male che vada, dove non arriva la coercizione, arriva la truffa e il broglio elettorale.
Già a suo tempo il film aveva riscosso un discreto successo, sostenuto anche da una campagna di marketing virale che aveva creato quella sana confusione nell'italiano medio, scambiando i manifesti di Cetto La Qualunque e del suo Partito Du Pilu per un reale candidato alle elezioni politiche italiane. E sinceramente non mi stupisce che il film abbia registrato consensi e commenti favorevoli: in fondo, è godibile, ha un buon ritmo e una narrazione che non risulta mai noiosa. Non so però che effetto può provocare la vista di un film simile a un calabrese... Qualunquemente, non mette propriamente in luce gli aspetti positivi dell'Italia del Sud (solamente del sud?) e della Calabria (si inizia con una lunga coda sulla Salerno - Reggio Calabria...) così come non perde occasione di ridicolizza talune scelte effettuate dai governi (quel ponte verso la Sicilia...), però fa sorridere in maniera intelligente, forse un tantino volgare ma mai tanto quanto certi scandali che più volte hanno imperversato su notiziari e stampa nazionale e a cui, poi, son seguite moderate punizioni.
Consigliato quindi, e da gustare con la dovuta calma, soprattutto per i messaggi e i rimandi che il film propone. In fondo, già dal titolo si intuisce una certa dose di satira e velata denuncia sulla capacità di mentire di qualunque politicante italiano, per lo più a caccia del potere per interesse personale - ma con le dovute eccezioni, come dimostra la presenza del buon De Santis, per altro sostenuto da vari elettori - e su un mix di provincialismo e qualunquismo che serpeggia e trionfa sempre più nel cuore dell'italiano medio, così come ritratto dal personaggio ideato da Antonio Albanese.
 



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