Regia: Keanu Reeves
Anno: 2013
Genere: azione, arti marziali
Cast: Keanu Reeves, Tiger Hu Chen, Karen Mok, Simon Yam, Hai Yu
La trama in breve:
A Pechino, il giovane ambizioso "Tiger" Chen Lin-Hu lavora come corriere ma, nelle ore libere, si trasforma in un combattente di arti marziali che, perfezionando l'antica arte dei tai chi, è riuscito a farsi un nome nel prestigoso campionato Wulin Wang. A Hong Kong, invece, l'investigatrice Suen Jing-Si, che lavora per un'unità anti criminalità organizzata, è sulle tracce di Donaka Mark, potente uomo d'affari che gestisce un giro di combattimenti illegali. Alla ricerca di nuovi combattenti, Donaka riesce ad attirare Tiger con la promessa di soldi facili, facendo emergere il suo lato più oscuro. Incapace di sfruttare a pieno le possibilità date dalla sua forza e dalla sua maestria, Tiger alla fine accetta di collaborare con Jing-si per provare a mettere Donaka fuori dai giochi. (fonte filmtv)
Il mio commento:
Ho recentemente avuto l'occasione di guardare questo Man of Tai Chi, opera d'esordio alla regia per Keanu Reeves e dedicato al mondo delle arti marziali. Un mondo che mi appassiona e verso il quale nutro interesse,
Orbene, dopo averlo visto, se dovessi dare un responso sarebbe "NI" meno.
Di suo, non è un capolavoro, ecco.
Pensavo però fosse qualcosa tipo Undisputed 2, prodotto di nicchia, semplice, che comunque mi ha regalato discrete soddisfazioni.
Mo mi metto comodo e mi vedo l'anteprima del film che ho creato... |
A livello di trama, in Man of Tai Chi non siamo dinnanzi a niente di particolarmente complesso o nuovo. Pure le indagini e gli sforzi della polizia nei confronti di Donaka risultano poco significativi, seppur necessari a garantire un po' di varietà ed evoluzione nell'intreccio. C'è poi la recitazione, piatta, e non ci sono eventi tali da coinvolgere o impegnare più di tanto lo spettatore che, a tratti, può essere colto da noia.
Ci sono tanti combattimenti, questo sì, tante belle coreografie e richiami a film sulle arti marziali, sia quelli classici degli anni '70 che quelli legati a star più recenti come Van Damme (tipo Lionhart, recentemente visto su Rai 4, se non erro).
Apprezzata anche la parte di Keanu Reeves nei panni del cattivone, e apprezzata anche la dinamica fisicità del capelluto Tiger Chen ... però a parte questo non c'è molto altro da dire, secondo me.
Il film procede su due livelli, questo magari posso dirlo va. Da un lato ci sono i combattimenti, fisici e viuuulenti, a cui prende parte il protagonista del film, sia quelli del torneo cui partecipa per pubblicizzare la propria arte che quelli clandestini organizzati per i clienti di Donaka (evidentemente stanchi del porno); dall'altro c'è il cambiamento in atto proprio nello stesso protagonista che, come un po' suggerisce l'immagine del Tao, accoglie dentro di sé forze opposte.
C'è il Tai chi, la parte (apparentemente) più mite e morbida delle arti marziali, l'aspetto filosofico, l'invito alla meditazione e all'umiltà, rappresentata anche dal maestro Yang e dal suo modo di fare e vivere (lontano da tutti, dagli agi, dai vizi, dalla ricchezza...). Tutto questo associabile al colore bianco.
Rifletti Tiger, e pensa agli insegnamenti del maestro... |
...uhm....forse ricordi male...o facevate cose perverse |
All'angolo opposto c'è invece il nero, rappresentato dal ricchissimo Donaka, uomo senza scrupoli, che cerca di portare Tiger verso la brutalità e gli aspetti più cruenti delle arti marziali.
Il dipanarsi quindi tra due mondi, quello ordinario e quello degli incontri clandestini, porterà una forte spinta al cambiamento in Tiger Chen, facendolo deviare dalla retta via e rendendolo un combattente spietato...beh, quasi....infatti verso la fine del film comprende di star cedendo al lato oscuro e cerca di ravvedersi, sconfiggendo il cattivone di turno e imparando qualcosa di molto simile all'hado di Street Fighter.
Uno degli aspetti interessanti - forse l'unico - è rappresentato dal Tai Chi o, comunque, dell'arte marziale proposta. Che il Tai Chi, se fatto in un certo modo, per cui con velocità e forza esplosiva, possa risultare devastante mi è chiaro e ne sono consapevole. Però che tutto quello proposto da Tiger Chen nella pellicola di Keanu Reeves sia da considerarsi SOLO Tai Chi mi pare eccessivo...decisamente. Per dire, c'è una scena in cui il maestro di Tiger (tra parentesi, va davvero forte quella scuola...praticamente hanno 1 solo allievo...) cerca di "domarlo" con la lancia, in modo che lui possa sfogare il furore e l'energia che sente dentro di sé. Ecco: spacciare quella sequenza come qualcosa Tai Chi mi perplime assai e assai, soprattutto considerando la facilità con cui su youtube si possano trovare sequenze simili classificate sotto "wushu moderno".
Motivo per cui credo che la scelta di titolo e arte marziale sia solo un pretesto per giocare con la "mutazione" del protagonista che, pur sembrando gracile e mansueto, è in realtà capace di colpi letali e di movenze acrobatiche. Cambiamenti e comportamenti che oltre a riflettersi nel protagonista sono anche sottolineati dalle location, con un ritorno al "vero" Tai Chi nello scontro finale, tenutosi al tempio, lontano da fasti, chiasso ed eccessi ma in una dimensione più povera, intima e autentica.
"Io combatto per guadagnare soldi per il tempio! E tu?" "Io ... aspetta...forse ho solo sbagliato porta...non era qui per i massaggi?" |
Nel complesso, comunque, rimane un film dimenticabile, uno dei classici spettacoli che ti accompagna alla tv per qualche ora ma senza convincere né appassionare fino in fondo.
Il che, tra l'altro, spiega il poco successo recimolato da questa produzione nonostante la presenza di parte dello staff che, in Matrix, si è occupato delle coreografie marziali, le stesse che hanno dettato nuovi riferimenti per le scene d'azione dal 2000 in avanti.
Peccato :-(
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