domenica 22 agosto 2010

..:: Valzer con Bashir ::..

Titolo: Valzer con Bashir (Waltz with bashir)
Regia: Ari Folman.
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Cast: Ari Folman, Mickey Leon, Ori Sivan, Yehezkel Lazarov, Ronny Dayag

La trama in breve:
Una notte, in un bar, un amico confessa al regista israeliano Ari Folman un suo incubo ricorrente: sogna di essere inseguito da 26 cani inferociti. Ha la certezza del numero perchè, quando l'esercito israeliano occupava una parte del Libano, a lui, evidentemente ritroso nell'uccidere gli esseri umani, era stato assegnato il compito di uccidere i cani che di notte segnalavano abbaiando l'arrivo dei soldati. I cani eliminati erano giustappunto 26. In quel momento Folman si accorge di avere rimosso praticamente tutto quanto accaduto durante quei mesi che condussero al massacro portato a termine dalle Falangi cristiano-maronite nei campi di Sabra e Shatila. Decide allora di intervistare dei compagni d'armi dell'epoca per cercare di ricostruire una memoria che ognuno di essi conserva solo in parte cercando di farla divenire patrimonio condiviso. (fonte mymovies)

Il mio commento:
Sebbene non si tratti certo di un film leggero nè facile questo Valzer con Bashir rappresenta un giusto compromesso tra documentario, animazione e denuncia storica. Realizzato in circa 4 anni grazie ad una collaborazione tra Israele, Germania e Francia, il film accompagna il regista nella ricerca della verità sui fatti relativi alla guerra che coinvolse il Libano degli anni 80.
Per qualche strano motivo, pur avendo partecipato agli eventi di quel periodo come militare, il protagonista non rammenta quasi nulla. Sembra aver rimosso i ricordi del proprio vissuto, ma solo relativamente alla sua partecipazione alle azioni di guerra e massacro compiute in territorio Libanese. Contattando amici e intervistando altri testimoni di quegli eventi, pian piano riesce però a riacquistare il controllo sulla propria memoria e a determinare ciò che corrisponde al vero e ciò che invece è solamente frutto di ricordi e fantasie che il suo subconscio ha generato o distorto per sgravarlo dall'angoscia e dai sensi di colpa per il coinvolgimento nel massacro di civili innocenti.
Nell'alternanza tra dialoghi, interviste e sequenze in cui vengono descritte le dinamiche belliche di quel periodo, il film permette di far chiarezza e di portare alla conoscenza del pubblico su fatti crudi e cruenti su cui forse si è preferito sorvolare per troppo tempo.
Probabilmente, la visione di questo Valzer per Bashir (il nome si rifa ad una scena ambientata a Beirut durante la quale un soldato israeliano spara all'impazzata mentre balla una sorta di valzer sotto ai cartelloni di Bashir Gemayel) meriterebbe una maggior preparazione e conoscenza storica di quella che io possiedo, ma in ogni caso risulta efficace nel denunciare e nel trasmettere l'angoscia e l'orrore per quanto accaduto. Nello specifico si tratta di civili, donne, bambini palestinesi massacrati da parte di milizie cristiane libanesi in segno di rappresaglia. Ma nella rievocazione del passato del regista e dei commilitoni emergono altre storie e altri episodi di follia militare, di paura e sangue. Paura, terrore, impreparazione, superficialità e poca consapevolezza di ciò che stava accadendo sono gli elementi che più caratterizzano i soldati portati sulla scena.
L'uso dell'animazione credo sortisca il proprio effetto risultando a tratti essenziale ma, al contempo, efficace e di alto livello. In parte mi ha richiamato alla mente le tecniche già viste e apprezzate in A Scanner Darkly (di cui vi avevo parlato qui) e Weaking Life (che tra l'altro devo ancora finire di vedere...) anche se qui sembra meno particolareggiata, spesso giocata con tonalità ben definite e poco sfumate, ricreando atmosfere che possono sembrare oniriche e sospese.
In realtà si riferiscono a fatti di sangue e azioni militari ma, il tono pacato della narrazione unitamente alle colorazioni scelte e ad un paesaggio che appare fotografico, quasi statico, fanno apparire il tutto come irreale.
I fatti descritti, purtroppo, non lo sono.
Così come non lo sono le emozioni che questo film concede ed evoca, lasciando dentro un gran senso di desolazione e di dolore amplificata dall'ottima colonna sonora scelta. Musiche d'archi e sonorità classiche oppure canzoni rockeggianti dal testo vagamente polemico e dissacrante mentre magari va in scena un massacro o la follia delle armi.
Alcuni elementi infine che credo contribuiscano ad impreziosire il film stanno, ad esempio, proprio nell'uso del ricordo, nella ricerca di dare un senso a immagini e brandelli di memoria. In assenza di questi ultimi i fatti della guerra in Libano sarebbero rimasti per sempre sepolti e dimenticati. Lo stesso rischio che magari corrono altri eventi accaduti o che ancora si verificano nel mondo: senza l'eco dei media, senza denuncia politica, senza il dovuto approfondimento e studio possono finire preda di distorsioni e oblio, depauperando la nostra memoria collettiva.
Ovvero, la nostra identità.
L'insistenza di alcune sequenze poi, così come lo sguardo dei personaggi che talvolta esce dallo schermo, nel tentativo di coinvolgere lo spettatore, contribuisce a connotare quanto viene mostrato sullo schermo. Ad esempio l'"uscita dal mare notturno" di 3 soldati nudi - tra cui il regista -per dirigersi verso la costa e Beirut è un mettersi a nudo di fronte alle atrocità di cui essi stessi sono in parte complici o colpevoli, un atteggiamento che non li esime dall'affrontare le conseguenze emotive dei massacri ma che fa comprendere come il proprio subconscio, magari con i suoi tempi, ci spinge a cercare la verità e ad affrontarla, rifuggendo l'indifferenza, allo scopo di esorcizzare la paura e i sensi ci colpa per raggiungere una certa qual serenità.
Il passato non si cambia, purtroppo, ma ciononostante non fa dimenticato: esso è parte di ciò che siamo e, al contempo, è parte del presente collettivo che conosciamo.



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