Autore: Miriam Mastrovito
Editore: AutoriInediti
Genere: narrativa
Pagine: 154
La trama in breve:
Siamo nel 2048. Per le strade di Burlandia si aggira una voce inquietante: qualcuno possiede una Macchina della Verità in grado di smascherare con precisione qualsiasi bugia. Volponi, presidente del consiglio interessato a custodire terribili segreti di stato che minerebbero il suo potere. Gli Incappucciati, mentitori per necessità, intenzionati a difendere la loro privacy. Sara e Basquiat, due adolescenti determinati a scoprire la verità su Rancore, il famoso rapper misteriosamente scomparso mentre si accingeva ad incidere il suo nuovo cd. Questi i principali attori di tre diversi percorsi di ricerca destinati ad incrociarsi. Suspence, colpi di scena e rivelazioni mozza fiato, travolgeranno il lettore in una caccia al tesoro a ritmo di rap. (fonte autoriinediti)
Il mio commento:
Premetto che, della stessa autrice, ho letto qualche tempo fa "Il mendicante di sogni", libro edito nel 2009 e che, a mio avviso, rappresenta un passo avanti per la scrittrice in questione.
L'ultimo Rap è invece un po' meno recente, del 2007 secondo quanto riportato nel testo che è transitato per le mie mani nell'ambito della catena di lettura avviata su MondoParallelo.
La copertina è secondo me piuttosto azzeccata, in linea con il contenuto dell'opera e, per certi versi, provocatoria. Un richiamo ai graffiti che danno anima e colore a certi muri e pareti altrimenti desolatamente condannati all'anonimato. Un'arte che può dimostrarsi originale e creativa anche se non sempre compresa. Soprattutto perché non sempre i "graffittari" si dedicano a pareti e spazi appositamente pensati per loro ma, scivolando nel vandalismo, si rivolgono a muri pubblici.
Comunque sia, l'immagine proposta, assieme al titolo, inquadra bene il contesto e l'ambientazione scelti per la storia narrata.
Quanto allo stile utilizzato, credo di non aver particolari note da riportare: è scorrevole, piacevole e non monotono. Non ho nemmeno riscontrato intoppi in termini di errori grammaticali e ripetizioni, salvo qualche inconveniente in merito a spaziature e lettere desaparecide. Il romanzo, dal punto di vista dell'editing, si è rivelato piuttosto buono sebbene affetto da piccoli difettucci.
Sulla rilegatura e il contenuto in sé, invece, ho un po' da dissentire.
Venendo a quest'ultimo, seppure io possa anche accettare il fatto che il testo è stato scritto per un pubblico di adolescenti, credo che ci siano parecchie ingenuità e semplificazioni. In primis, non mi trovo molto d'accordo con il considerarlo "urban fantasy" come da qualche parte ho trovato indicato. Non vi è traccia di magia o di sovrannaturale. Nemmeno la scelta di aver collocato le vicende nel 2048 ritengo sia stata "tattica" soprattutto perché nel corso della storia i riferimenti tecnologici vanno a soluzioni che, pur ora, non sono propriamente attuali: "Basquiat", uno dei personaggi del testo, rimprovera Sara che ha un ipod e non un lettore cd con il quale avrebbero potuto ascoltare il disco fatto loro trovare da un certo "Winston".
In realtà, il riferimento al 2048 è un omaggio al romanzo "1984" di George Orwell (t'oh, l'ultimo libro che ho letto prima di questo...) così come altri elementi disseminati qua e là nella storia.
L'intreccio è comunque originale e interessante, con costanti riferimenti al mondo del ghetto, del rap, dei media e della politica: tutti alla ricerca della "macchina della verità", chi per cambiare il presente chi per preservare le menzogne che gli permettono di vivere. Sotto questo punto di vista ho apprezzato il romanzo, così come mi è piaciuto l'invito, implicito e non, che viene rivolto al lettore in modo che sia sempre critico, vigile, attivo nella ricerca della conoscenza. Ovvero della verità.
A lasciarmi più perplesso sono invece le dinamiche che concorrono allo sviluppo: i personaggi sono un po' troppo ingenui e semplici, sia la giovanissima Sara (che, una notte, scappa di casa fidandosi delle parole di un tipo ignoto conosciuto in una chat, si unisce al primo grafittaro che incontra il quale la porta, prima, nel suo covo, poi a spasso per il mondo, senza soldi, senza certezze, dormono all'adiaccio all'interno di vagoni abbandonati...e non hanno manco uno smartphone per connettersi al web...), sia il rapper Rancore (sarà Eminem? O fabbri Fibbra?) sia la setta degli incapucciati (...che sono in 4...interecettano una mail di Sara e via a seguirla...ed è tutta gente con un certo grado di istruzione...con una famiglia, un lavoro...mah...) e, non da ultima, la società intera. Il motore degli eventi è infatti riconducibile alla presenza di una fantomatica "macchina della verità" che rischierebbe di dilaniare il sistema e che un tizio ignoto ha detto (dove come quando e perchè) di possedere.
Senza nemmeno fornire una prova.
Semplicemente, l'ha scritto in un blog (ad esempio), e tutti a credergli.
E questo, a mio avviso, è piuttosto ostico da accettare.
Soprattutto se il tutto si svolge nel 2048 dove, spero, internet esiste ancora e ogni informazione è facilmente ricercabile e verificabile.
Nel complesso, quindi, concedo la sufficienza al romanzo in questione ma non molto di più, anche perché so che l'autrice può fare molto meglio.
Tra l'altro, non perché pensato per un pubblico di minorenni, si deve finire con il credere che questi siano gli unici lettori che sceglieranno di accostarsi al testo o di accettare quanto narrato senza porsi quesiti e dubbi.
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