venerdì 4 febbraio 2011

Predators

Titolo: Predators
Regia: Nimród Antal
Anno: 2010
Genere: Azione, Horror, Sci-fi


La trama in breve
Nelle dinamiche sequenze di apertura assistiamo al risveglio di Royce, un duro e laconico mercenario, che riprende conoscenza in volo mentre precipita a corpo libero verso il suolo. Superato il panico iniziale il militare riesce a riacquistare il controllo della situazione e a rovinare pesantemente tra la folta vegetazione di una giungla che gli risulta ignota. Sopravvissuto all’impatto non avrà però il tempo di orientarsi e capire cosa gli è accaduto: si troverà prima coinvolto in un diverbio con un tizio piuttosto adirato, esponente della criminalità messicana, e poi sotto tiro da parte di un imponente soldato est europeo armato di mitragliatore pesante. Ciascuno di loro non riconosce la zona in cui si trovano né come vi siano giunti, ma quando incontreranno altri che, come loro, sembrano essere piovuti dal cielo comprenderanno di non essere su territori noti. Vagando tra la vegetazione, alternando momenti di fredda razionalità a tensione e violenza, anche per via della presenza di un incontrollabile quanto pericoloso criminale ricercato dal FBI e prossimo all’esecuzione capitale, il gruppetto scoprirà di non essere al centro di test comportamentali o simulazioni belliche a fini di qualche ricerca segreta. 
Royce e Isabelle
Addirittura non si trovano nemmeno sul pianeta Terra: gli strani animali che incontrano ma soprattutto il cielo, e i corpi celesti che lascia intravedere, non sono certamente quelli scrutabili dalla superficie terrestre. Quando poi l’eterogeneo manipolo di perfetti assassini - completato da un elegante yakuza, una soldatessa israeliana, un guerrigliero dalla Sierra Leone e da un medico piuttosto disorientato - incontrerà i responsabili della convocazione sul pianeta alieno, capiranno di esser stati scelti come prede per una caccia mortale, organizzata e condotta da una bellicosa razza di extra terrestri antropomorfi: i possenti Yautja, meglio conosciuti come Predator.


La figura del Predator
Dopo il primo, storico, film del 1987 che vedeva Arnold Schwarzenegger nei panni del protagonista, la figura del Predator ha riscosso un discreto consenso suscitando un indubbio fascino tra gli appassionati di film a metà tra l’horror e il fantascientifico. Dotati di un fisico massiccio e muscoloso, gli alieni Yautja sono una razza particolarmente bellicosa e pragmatica. Non si dimostrano certamente dei loquaci oratori o brillanti filosofi: preferiscono infatti ricorrere alle armi e a pratiche violente, talvolta addirittura macabre (vedasi la scuoiatura di alcune delle loro prede) al fine di testimoniare la propria schiacciante superiorità. I predator sono esseri antropomorfi, più alti e possenti di un comune essere umano, decisamente brutali nel comportamento e indubbiamente progrediti dal punto di vista tecnologico: posseggono sofisticati sistemi di occultamento, caschi muniti di software per la realtà aumentata, armi di devastante portata, mezzi di comunicazione che prevedono ologrammi e, per finire, pilotano astronavi in grado di attraversare il cosmo.
Eppure è difficile pensare a loro come ricercatori appassionati di scienza e ingegneria, magari alle prese con assidui impegni di studio per preparare adeguatamente qualche esame universitario in materia di fisica o matematica. Così come risulta difficile comprendere a fondo le loro abitudini al di fuori dei contesti militari o di caccia: non si sa se la loro esistenza sia completamente biologica o se invece siano il prodotto di qualche avanzata sperimentazione scientifica (per via del sangue bioluminescente, ad esempio), nulla è dato sapere su come vengano cresciuti e su quali siano realmente i principi che regolamentano la socialità o l’economia della loro civiltà anche se forti sospetti ruotano attorno al business delle guerra interplanetaria. Nemmeno si è mai vista una femmina della loro specie mentre sembrano esserci almeno due differenti tipologie di  Yautja (Berserker e “classici”) in conflitto tra loro per ottenere una qualche forma di egemonia.
Ancora Royce e Isabelle
Probabilmente il loro carattere schivo e la poca propensione a lasciar tracce, precludendosi un contatto diretto e aperto con le altre razze della galassia, ha contribuito ad accrescere il fascino che questi esseri di celluloide dall’aspetto vagamente esotico esercitano sui fans, al contempo offrendo a sceneggiatori e registi l’occasione per produrre – prima o poi – film e serie televisive più dignitose o approfondite rispetto a quelle proposte negli ultimi anni. La saga “Alien vs Predators” non rende infatti giustizia alcuna a questi letali cacciatori cosmici amanti dell’orrido e del kitsch in fatto di arredamento e abbigliamento. Nemmeno viene concesso lo spazio necessario a offrire degli scorci sufficientemente comprensibili del loro pianeta d’origine o dello scopo per cui con così tanto accanimento cerchino di dimostrarsi superiori alle altre razze e accrescere le proprie abilità guerriere. Xenomorfi e sayan a parte, che ci sia davvero, nello spazio, qualcuno più potente e temibile dei temibili Yautja? Difficile dirlo anche perché, finora, poco o niente viene rivelato su di loro, lasciando integro l’alone di mistero che avvolge queste figure a metà tra il barbaro e l’evoluto conquistatore proveniente da un futuro quanto mai triste e bellicoso.


Considerazioni sul film
Dopo due film ufficiali, il primo del 1987 per la regia di John McTiernan e il secondo nel 1990 girato da Stephen Hopkins, e la recente saga Alien Vs Predator, un discutibile spin-off tra due serie di culto, nel 2010 la figura del Predator torna sul grande schermo.
Uscito nel luglio del 2010 per la regia di Nimród Antal (Kontroll, Vacancy, Blindato)  non si tratta di un vero e proprio seguito ma di una sorta di nuovo inizio. Almeno a giudicare dalle parole dell’appassionato produttore e curatore della sceneggiatura: Robert Rodriguez (Sin City, GrindHoude: Planet Terror, Machete). A detta del regista statunitense infatti, l’idea per il film era in gestazione sin dal 1996, realizzata sull’onda dell’interesse che la 20th Century Fox nutre per il personaggio e per la forte passione dimostrata dallo stesso Rodriguez; non è escluso quindi che ci possano essere ulteriori sviluppi e ampliamenti sulla base della risposta del pubblico.
Di certo, nel film in questione, si avverte la precisa volontà di fare ordine e ripartire da zero per offrire un’immagine coerente e maggiormente sfruttabile della razza Yautja. Ammiccando fortemente al capostipite della serie, l’ambientazione scelta è quindi quella della giungla selvaggia con vegetazione florida e assenza totale di costruzioni urbane. Il contesto migliore per far risaltare le sopraffine capacità di predatore degli alieni e per lanciare un messaggio agli spettatori affinché comprendano a quale episodio della saga sia ispirato questo Predators. Al contempo, nell’osservare la scenografia scelta, mentre le inquadrature si soffermano su ettari ed ettari di sconfinata vegetazione e su di un cielo nel quale compaiono corpi celesti affascinanti quanto sconosciuti, risulta difficile non andare con la mente al pianeta Pandora di Avatar, capolavoro visivo di James Cameron uscito tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010. Proprio mentre le riprese di Predators erano in corso di svolgimento.
Nikolai e un predatror
La storia in sé risulta comunque discretamente blanda, più giocata sull’azione e sulla violenza che sui misteri o la caratterizzazione dei personaggi. In questo secondo caso, tra l’altro, sarebbe stato assai arduo riuscire a ottenere un risultato convincente essendo il gruppo dei “prescelti“ piuttosto eterogeneo e numeroso. Probabilmente un escamotage per sondare i gusti del pubblico o per proporre una variante estrema dell’Isola dei Famosi. I momenti per far emergere la psicologia o le storie personali di ciascuno sono quindi pochi e concisi ma tuttavia ben cadenzati e alternati con le sequenze di azione e devastazione. Non si avverte però la paura dell’ignoto o il pathos di chi, all’improvviso, si trova dinnanzi a realtà sconvolgenti: un pianeta alieno, creature sconosciute, una disperata lotta per la sopravvivenza …. 
Ancor più dubbia appare la decisione di introdurre il personaggi di Noland (Lawrence Fishburne), un marine sopravvissuto a circa dieci stagioni di caccia, ombroso e logoro, ormai vittima della propria follia. Sebbene  la presenza dell’ex Morfeus di Matrix - decisamente troppo in carne per recitare nella parte della preda costantemente braccata su di un pianeta inospitale – possa risultare apprezzabile, risulta poco più di una macchietta funzionale a veicolare al pubblico alcune spiegazioni e a far precipitare gli eventi, ma nulla di più. Nella media invece le parti affidate agli altri attori protagonisti: il carismatico e determinato Adrien Brody (Il pianista, La sottile linea rossa, Splice); il subdolo e folle Topher Grace (Traffic, Ocean’s Twelve, SpiderMan 3) e la bella e letale Alice Braga (City of God, Io sono leggenda).
La parte del leone la fanno invece il trucco, gli effetti speciali e i predators. Nonostante lo spazio per caratterizzarli sia piuttosto ridotto il film riesce a lanciare alcuni spunti e a concedere allo spettatore qualche occasione per approfondire la conoscenza di questa razza tramite l’osservazione del comportamento dimostrato. Si tratta senza dubbio di cacciatori micidiali ma leali, fieri, che non si sottraggono ad alcuna sfida ma che sanno riconoscere ciò che è giusto da ciò che invece può risultare non onorevole. Si dimostrano anche esperti selezionatori e acuti osservatori delle altre razze con cui sono in contatto: lo dimostrano il fatto di aver rapito uno yakuza in giacca e cravatta e un medico psicopatico in tuta da ginnastica, soggetti ben diversi dai militari equipaggiati con armi pesanti e ben calati in scenari di guerra. Come invece siano riusciti a rapire dal braccio della morte il detenuto Stans (interpretato da Walton Goggins, già visto in The Shield) è e rimane un mistero che, forse, solo i successivi episodi della serie potranno spiegare. 
Diverbio tra Yautja
Oltre a ciò, le dimostrazioni di efficacia offerta dalla tecnologia bellica posseduta dai Predator al pari dell’accurata attenzione per il trucco e talune scenografie sono prove più che sufficienti ad attestare quanto determinanti siano stati gli investimenti in termini di effetti speciali visivi, decisamente ben realizzati e fondamentali nel conferire il necessario realismo grafico alle sequenze proposte. Soprattutto quelle che occupano l’ultima e dinamica parte del film fino al finale – aperto – proposto. Non mancano poi le comparsate di altre creature aliene, bipedi e quadrupedi che contribuiscono a popolare la sconfinata giungla nella quale si muovono le prede umane, oppure le scene di violenza e macabra supremazia fisica: su tutte credo vada all’uccisione di Stans la palma per la testimonianza più evidente e sensazionale della brutale potenza degli Yautja.
Malgrado tutto ciò, il risultato complessivo di quasi due ore di film non fa gridare al miracolo, ma si assesta semmai sulla sufficienza piena. Si tratta senza dubbio di uno spettacolo che intrattiene e convince gli spettatori, sia quelli che, cinematograficamente parlando, già hanno conosciuto la figura del Predators sia quelli che invece l’hanno solamente intravisto nelle recenti produzioni targate Paul W. S. Anderson e fratelli Strause. L’obbiettivo di risollevare la figura del predator, esplorata e conosciuta anche grazie a fumetti e videogame realizzati dal 1990 ad oggi, si può considerare parzialmente raggiunto: per una promozione a pieni voti e la realizzazione di una storia più solida e interessante si sarebbero certamente rese necessarie scelte diverse in termini di sceneggiatura e sequenze proposte. Senza nulla togliere alle scenografie utilizzate, che propongono diversi scenari naturali e artificiali, come l’astronave nella quale Noland si è ricavato un rifugio oppure l’accampamento a cielo aperto dei Predators, alla fotografia pulita o alla regia, sempre precisa e attenta nel proporre inquadrature convincenti e di forte impatto visivo, giocando con contesti diversi dal punto di vista della luce, dello spazio e dei colori predominanti (il verde della giungla illuminato dalla luce del sole, all’inizio, l’animosità del fuoco che arde nella notte per lo scontro finale). Fermo restando comunque che, almeno a seconda di quanto lasciato intendere dal produttore, probabilmente questo Predators rappresenta soltanto un inizio per un progetto ben più ampio.



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