mercoledì 6 gennaio 2016

La Lama delle Lacrime

Titolo: La Lama delle Lacrime - Libro I - Prigione per un'anima
Autore: Luca Martina
Editore: Amazon Kindle Direct Publishing
Genere: fantasy
Pagine: 489

La trama in breve:
Un desiderio oscuro. Una vittima inerme. Un delicato amore infranto. Il dolore che diventa odio, poi rabbia, e quindi forza. La minaccia di una nera presenza. Sono i fantasmi che agitano la mente e la volontà di una nascente anima guerriera. Armata del dono più macabro e infausto, e tuttavia unico possibile strumento che la porterà alla vendetta, unica via percorribile verso una dolorosa redenzione. (fonte amazon) (book trailer)

Il mio commento:
Ho letto questo testo dopo aver ricevuto un messaggio in privato, su twitter, dallo stesso Luca Martina: "Amante del #Fantasy?Bene! Allora ti piacerà ;) --->  http://goo.gl/rwvJt  #RT Plz"
Per cui, seppur con i miei tempi, a distanza di qualche mese ho recuperato e letto il testo in questione.
In prima battuta, non ero convinto dalla copertina. 
Non che non sia accattivante: c'è una bella donna, ci sono mistici poteri che vorticano, c'è una lama spessa e misteriosa che farebbe invidia a Gatsu di Berserk...però diciamo che tendo a essere un po' misogino e a non credere così tanto al connubio della della donna guerriera e fotomodella capace di gestire ogni situazione ma condannata a muoversi senza borsetta e almeno una dozzina di abiti di ricambio al seguito... 
Comunque sia, dal punto di vista della storia proposta, trattandosi di un primo capitolo di una trilogia, siamo di fronte a qualcosa di incompleto: un libro primo che propone personaggi, misteri e sotto-trame che, per forza di cose, restano da approfondire o risolvere. La narrazione procede senza intoppi e con uno schema che, col senno di poi, complice anche quanto spiega di sé lo stesso autore, ricorda l'incedere di un gioco di ruolo con quest che si innescano mano a mano che la storia viene sviluppata. Dapprima c'è la sola protagonista Hylenij Veen Daer Aesjndil alla ricerca di un artefatto; poi quando sembra stia per recuperare preziose informazioni subentra Redoran, personaggio misterioso che però la salva dal pericolo e che ne diviene compagno di avventura. I due si recano quindi da Mohal per saperne di più sulla spada incantata che possiede la duchessa e via dicendo... il tutto alternando l'esplorazione dell'ambientazione proposta all'introduzione di nuovi personaggi e misteri e combinando il tutto con un po' di sana azione e interessanti flashback che aiutano a caratterizzarli e ad espandere l'ambientazione proposta. A mio modo di vedere è tutto abbastanza bilanciato ed equilibrato e l'esperienza di lettura risultante, sotto questo punto di vista, può dirsi più che soddisfacente. Almeno per i miei gusti.

Di contro, trovo che lo stile adottato dall'autore appesantisca la fruizione del testo, in quanto adotta un registro medio-alto con ottima padronanza dei termini ma risultando un po' prolisso e pesante. Questo aspetto però non rappresenta un limite o un difetto in senso assoluto: è semplicemente una scelta e un modo di fare che rispecchia la propria identità e una propria precisa volontà comunicativa. Indubbiamente rischia di far storcere il naso a quei lettori abituati a registri più colloquiali e a una costruzione della frase che scivoli via rapida e immediata.
A mio modo di vedere, sono rimasto un po' perplesso di fronte al modo in cui dialogano i personaggi, un po' troppo forbito e controllato che certe volte pare poco in linea con le vicende che si svolgono:
"Lei verrebbe travolta da un assai probabile crollo ... e questo coinvolgerebbe forse anche noi. Non mi convincono nemmeno le mura che ho visto..." discutono Mohal e Redoran mentre la duchessa è intrappolata in una stanza e minacciata da qualcosa di letale (non posso spoilerare). 
Diciamo che da un fabbro minotauro mi sarei aspettato una parlata più in linea con i discorsi di certi massimi pensatori che popolano le osterie venete, dove ogni 2 parole è immancabile un'imprecazione.
Forse, ecco, per i dialoghi potevano talvolta venir effettuate delle scelte diverse, ma ho apprezzato l'impegno e l'impostazione data ad essi.
Quanto ai personaggi, partiamo dal sopracitato minotauro, Mohal (che poi non è proprio proprio un minotauro...): tra tutti questo è quello cui mi son affezionato di più e verso il quale la mia mente perversa ha iniziato a elucubrare strani trip mentali (Cosa mangia? Rumina? Che odore ha? Ha mai provato a sfondare nel mondo del porno?). Senza dubbio è un bell'elemento del terzetto di protagonisti proposto, con una carica di sofferenza alle spalle e capacità eccezionali nell'arte della fabbricazione di qualsiasi cosa. Per di più è forte e massiccio, difficile non "vederlo".
Poi troviamo Redoran, messo di Kolren (una sorta di ordine di Maghi che controllano l'esercizio della magia), una sorta di tuttofare dai modi aristocratici, esperto di magia ma anche capace di azioni drastiche. A volte l'ho odiato per le lunghe spiegazioni sciorinate per descrivere nei minimi particolari il funzionamento di taluni artefatti. Di lui in effetti si sa ancora troppo poco ma credo che regalerà nuove sorprese e, sospetto, finirà con intrecciare una storia d'amore con uno dei compagni di viaggio (ma non con Mohal).
Infine la duchessa, ardimentosa, implacabile, vincolata a un'arma maledetta, pure lei con una storia triste alle spalle e vero motore della storia visto che è la sua quest quella principale e che attorno alla sua arma si concentrano le mire di oscuri figuri.
Sinceramente mi domando come abbia fatto a resistere nell'ultima quest all'interno delle miniere degli Ikminn, esposta per giorni e giorni all'umidità e al sudiciume...voglio dire, magari è una mia fissa, ma per quelle poche visite che ho fatto a miniere e grotte sotterranee, non è che sia banale starci sotto per giorni e giorni. Anzi...soprattutto se poi si è abbindati come nell'immagine di copertina o se, per una donna, giungono "quei" giorni.
Comunque, questo fa parte del gioco della narrazione e della volontà del lettore di voler credere o meno a quanto proposto.
Altre dinamiche, infine, che mi hanno convinto poco riguardano il combattimento con il mega vermone prima di entrare nel regno dei mezz'elfi: al di là della comprensibile esigenza di difendere i confini e di scoraggiare farabutti e bricconi, possibile che non ci fosse un modo dignitoso di permettere l'accesso a chi è mosso da buone intenzioni o deve solo chiedere informazioni? Anche solo una creatura dotata di discernimento e capacità di parlare...
Ad ogni modo, si tratta di dettagli e di esigenze sceniche per permettere all'autore di guadagnare tempo esibendo stregonerie ed effetti speciali - esattamente come accade per la dimora del povero Mohal o nel finire del romanzo - oltre che di introdurre creature originali e particolari.
In conclusione, mi sento di consigliare abbastanza la lettura di questo testo con l'avvertimento di usare un po' di pazienza, soprattutto all'inizio, per prendere confidenza con i tempi narrativi e che si tratta di un primo capitolo di una saga che è in corso di sviluppo per cui, per forza di cose, non ci si trova di fronte a un romanzo auto-conclusivo.

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