Un uomo solo sul palco, capace di catturare l'attenzione, di intrattenere e provocare, giocando con la propria cadenza veneta e i richiami al dialetto, ma proponendo riflessioni e critiche su quella che è la nostra percezione della realtà. Ecco allora rimandi all'infanzia, all'educazione, al rapporto con i media, a quello con la religione e con le istituzioni. ma anche estratti di notizie recenti, di portata locale o internazionale, giusto per approfondire o condividere qualche chiave di interpretazione. Sa tenere il palco, innegabile, anche se effettivamente c'è contesto e contesto in quanto il teatro è meno dispersivo e presenta meno distrazioni esterne (come il bar, il campanile...le zanzare..). Confesso anche che era da un po', complice il lock-down, che non mi capitava di assistere ad uno spettacolo (ma anche concerto, film al cinema, ecc...) ed è una sensazione strana trovarsi prima assieme, in coda, con altri sconosciuti, e poi improvvisamente distanziati, a un posto di distanza.
Lui si presenta sempre in modo un po' burbero, cinico, infastidito, facile al turpiloquio, anche se ovviamente si tratta di escamotage per alternare ritmo e volume della performance, per chiamare in causa emozioni e sensazioni dello spettatore. Magari non su tutto ci si può trovare d'accordo, ma indubbiamente Natalino possiede cultura e conoscenza, e non si trattiene nell'esprimere la propria posizione e idea, anche nel criticare cose "ovvie" ma su cui effettivamente magari non ci si interroga troppo. Qua e là emergono quindi spunti di cronaca e attualità, a volte citazioni di letterati o di filosofi, sempre citati con pronuncia, volutamente, di Oxford, e ancora episodi biblici oppure riferimenti a teorie e complotti attuali, vedi i terra-piattisti. Il tutto con lo scopo di scuotere e spronare la platea, per spingere alla conoscenza così da cercare di togliere questo velo di Maya che nasconde la verità, la natura delle cose, il filtro che non ci permette di capire veramente come sono fatte "le cose".
In un periodo storico come questo, in cui siamo sovra eccitati dai media, che ci informano e ci confondono, ci uniformano e ci distraggono, tornare a porsi domande e cercare di essere critici non è scontato. E a modo suo lo fa anche il nostro comico veneto, spronandoci a tornare "lupi", a tornare alle origini, per non essere schiavi di un sistema e di un modo di pensare, per smettere di essere "cani".
Probabilmente non è un nome così noto e conosciuto nel panorama teatrale (e non) nazionale (e non), probabilmente non è così spensierato e leggero come ci si aspetterebbe, ma nemmeno scontato e banale. Per cui, se ne avrete occasione, vi consiglio di andare ad uno dei suoi spettacoli. Possibilmente a teatro, non in piazza :-P
Guarda la presentazione di Velo Di Maya
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