domenica 21 marzo 2021

Borat - Seguito di film cinema (Borat 2)

Titolo: Borat - Seguito di film cinema
Aka: Borat - Seguito di film cinema. Consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan
Titolo originale: Borat Subsequent Moviefilm: Delivery of Prodigious Bribe to American Regime for Make Benefit Once Glorious Nation of Kazakhstan
Regia: Jason Woliner.
Anno: 2020
Genere: commedia, mockumentary
Cast: Sacha Baron Cohen, Maria Bakalova, Dani Popescu


La trama in breve:
Dopo quattordici anni ai lavori forzati in un gulag per il disonore arrecato al suo Paese con le precedenti avventure, il giornalista kazako Borat Sagdiyev viene incaricato dal suo presidente Nursultan Nazarbaev di ingraziarsi il presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump regalando al suo vice, Mike Pence, il Ministro della Cultura del Kazakistan, che è anche il più grande pornoattore del paese, Johnny la scimmia. Cacciato di casa e dal suo villaggio quando si viene a sapere che tornerà in America, Borat ritorna negli Stati Uniti, ma, una volta arrivato il cargo con il quale far arrivare anche il primate, scopre che al suo interno vi è sua figlia Tutar, che ha seguito di nascosto il padre per poter coronare il suo sogno: trovare un ricco uomo che la renda felice come Trump ha fatto con la sua Melania, protagonista del suo cartone animato preferito. Borat decide quindi di regalare Tutar a Pence per compiere la sua missione. (fonte wikipedia)


Il mio commento:
Anni fa mi ero visto Borat e altri film di Sacha Baron Cohen, tipo Bruno e Il dittatore, pellicole a metà tra la commedia e il documentario, visto che la maggior parte delle scene sono realizzate con performance live da parte di persone inconsapevoli di trovarsi di fronte un attore ma convinti di registrare interviste reali. Nonostante i commenti o le recensioni pubblicitarie proclamassero "risate a crepapelle" o "pubblico piegato in due dalle risate", non mi son mai trovato nella situazione di avere le lacrime agli occhi bensì sogghignavo amaramente. Le persone con cui di volta in volta il protagonista ha a che fare rivelano se stesse per quel che sono, palesando incoerenze o portando a galla pregiudizi e modi di fare che danno molto da riflettere o che fanno preoccupare, e molto, sulla deriva della società.
Non fa eccezione anche questo "seguito di film", nei quali Borat torna nuovamente in America per una missione a favore della gloriosa nazione del Kazakistan, sempre raffigurata come poverissima e retrograda. Ovviamente in modo ironico, visto che la maggior parte degli americani manco sanno dove stia tale nazione e che non rientra negli obbiettivi del film denigrare tale nazione asiatica. 
Di fatto si vengono invece a creare i pretesti per distinti episodi tramiti i quali dare alcuni scorsi sulla situazione attuale a discapito, soprattutto, di Trump e i suoi. 
In particolar modo, sfruttando la presenza della figlia Tutar, Sacha Baron Cohen riesce a tirar in ballo anche questioni legate al ruolo della donna, a come venga considerata. D'altronde, c'è pure il manuale che spiega cosa possono fare e cosa no: tipo guidare, pensare... 
Emblematica a tal riguarda è tutta la situazione che si innesca con Rudolph Giuliani, praticamente steso sul letto e con le mani nei pantaloni pronto ad approfittare di un'avvenente giornalista - è la stessa Tutar, opportunamente trasformata per rispettare i canoni di bellezza tipicamente repubblicani mentre Borat è chiuso in un armadio a filmare la scena con il cellulare -, come probabilmente accade frequentemente. 
Rispetto al precedente Borat, del 2006, in questo caso l'attore si è trovato di fronte a situazioni "più complicate" da gestire: da un lato la pandemia covid (della cui origine viene proposta anche una teoria...credibile :-P) e dall'altro il fatto che più di qualcuno lo riconoscesse per strada. 
Motivo per cui va indubbiamente riconosciuto un merito all'attore sia per la perseveranza sia per la capacità di mascherarsi (ovvero Sacha Baron Cohen travestito da Borat che a sua volta si traveste da qualcun altro) sia per la capacità di restare nel personaggio per giorni, perché magari ospite durante il lock-down.
Gli aspetti che ancora una volta colpiscono e stordiscono lo spettatore sono tutti quei particolari e quei comportamenti "normali" che gli involontari protagonisti dei vari episodi rivelano. Nessun problema se si chiede di scrivere una frase antisemita su una torta, nessuna reazione se si chiede quanti zingari si possono accoppare con una bombola di propano o se si compra una gabbia per tenere delle ragazze: non mancano situazioni e dialoghi strampalati, condizionate da equivoci ("ho un bambino dentro mia pancia" "ho messo io bambino dentro mia figlia" °_°) ma che fanno emergere un quadro non propriamente grandioso delle persone coinvolte.
Il tutto risulta quindi straniante, dissacrante, per certi versi riprovevole, volgare ed eccessivo, che non fa ridere a crepapelle come accennavo prima, ma presenta una lettura ironica e satirica di certe realtà e che offre uno spaccato molto discutibile sull'America, quella stessa nazione leader cui costantemente guardiamo.
Per cui, Borat 2 è sì un film interessante ma non per tutti i gusti, non semplice da apprezzare, e che probabilmente produce un effetto differente in base alla nazionalità dello spettatore che lo osserva e del suo modo di percepire e intendere gli americani. 
Dall'altro lato va apprezzato per lo sforzo di porsi come monito e spirito critico verso certi modi di pensare che, evidentemente, in territorio statunitense sono molto più diffusi di quel che pensiamo e che rischia(va)no di condizionare pesantemente l'andamento e il futuro della nazione. Non so bene quanto successo abbia avuto il film ma immagino che ci siano state reazioni ben piccate per quanto proposto, soprattutto nel vessare l'immagine di Trump e dei suoi collaboratori, evidenziandone aspetti negativi di comportamento e pensiero. Non va scordato che il film è stato distribuito proprio prima delle ultime elezioni americane che hanno visto Biden avvicendarsi all'uscende Trump.
Un plauso comunque a Sacha Baron Cohen, che reputo un grande interprete, non banale e anche molto coraggioso nel criticare la società americana o nel realizzare pellicole come questa che, con il loro essere eccessive, disarmano le persone coinvolte portandole a palesare i propri veri pensieri e modi di intendere la società e gli altri. Anche perché le scene in Kazakistan, le parole e i modi di fare retrogradi del protagonista da un certo punto fanno sorridere, ma quando trovano riscontro, sotto altre forme, nella ben più progredita società americana (e non solo) danno molto da pensare.




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