Titolo: L'onda - Die Welle
Regia: Dennis Gansel
Anno: 2008
Genere: Drammatico
Cast: Jürgen Vogel, Frederick Lau, Max Riemelt, Jennifer Ulrich, Jacob Matschenz
La trama in breve:
Rainer Wenger, insegnante di educazione fisica con un passato da anarchico rockettaro, per spiegare ai suoi studenti liceali il concetto di autocrazia li coinvolge in un esperimento di “regime dittatoriale” fra i banchi di scuola. Per una settimana dovranno rispondere al rigido sistema disciplinare di “Herr Wenger”, conformarsi ad un codice di abbigliamento e lavorare assieme in un'ottica di organismo gerarchico, isolando o reprimendo eventuali dissidenti. In pochissimo tempo, i ragazzi scoprono uno spirito di cameratismo vincente, dominano le proprie insicurezze e paure attorno alla figura del carismatico “cattivo maestro” e si sentono legittimati ad animare atti di violenza e vandalismo, in un'operazione che arriva presto a fuoriuscire dalle mura dell'edificio scolastico. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Un film intelligente e ben costruito, a mio avviso. Non sapevo fosse tratto da una storia vera, ossia un esperimento realmente effettuato sul finire degli anni '60 in California, tuttavia anche senza questa informazione non cambia l'effetto che crea nello spettatore. Ovviamente è difficile credere che tutto quello che nel film viene narrato accada in una sola settimana, senza considerare che certi cambiamenti poi risulta troppo repentini, tuttavia è indubbio che il film colpisca.
In primis perchè fa comprendere come la scuola può ed è uno elemento molto importante nel caratterizzare la costruzione dell'individuo, più di quel che si possa pensare. E' nel contesto scolastico che per lo più si creano gruppetti e che i ragazzi prendono coscienza di loro, imparando. Un processo che può venir ulteriormente amplificato svincolando l'insegnamento dai metodi classici, magari per appocciare forme di comunicazione e di coinvolgimento meno nozionistiche e più dirette. Questo, ovviamente, se gli studenti si dimostrano ricettivi e se gli insegnanti in primis si rivelano propositivi e carismatici. In questo senso ho interpretato il "successo" del corso di autarchia rispetto a quello di anarchia, secondo la storia descritta nel film.
Altro elemento centrale del film è il concetto di gruppo. Bene o male, la nostra società ci impone l'appartenenza ad uno o più gruppi. Scelta, più o meno indotta, cui siamo soggetti ogni qualvolta acquistiamo qualche prodotto oppure decidiamo divise e colori con cui vestirci. Indossiamo uniformi che definiscono la nostra appartenenza o meno ad un gruppo e ciò determina luoghi cui possiamo accedere, comportamenti che possiamo tenere, eventi cui possiamo presenziare, azioni che possiamo compiere ecc... Il gruppo diviene sinonimo di identità in un certo senso e proprio grazie a ciò viene influenzato il nostro modo di vivere e pensare. Ne diventiamo in certo senso schiavi consenzienti e in nome di ciò si può addirittura approvare l'uso della violenza e della repressione qualora, ovviamente, la direzione intrapresa dal gruppo lo preveda. Senza nemmeno soffermarsi a chiedersi perchè, senza provare a contestare, inconsapevolemente certi di essere nel giusto a causa della disciplina e del rigore cui ci si uniforma. Al contempo però, l'appartenenza ad un gruppo non ha solo connotazioni negative in quanto permette, al suo interno, di appianare difficoltà di relazione, consentendo una maggiore integrazione tra persone legate a contesti sociali e razziali differenti. Il tutto, ovviamente, solo per chi fa parte dell'organizzazione: tutti gli altri vengono invece esclusi da questo trattamento.
Quasi fossero inferiori.
Un altro aspetto che mi ha colpito è stato notare come uno strumento o una certa organizzazione possa portare contemporaneamente ad aspetti positivi e negativi. L'unione, la collaborazione, l'eliminazione di divisioni sociali sono segnali incoraggianti all'interno della classe dell' "Onda". Diversamente invece lo sono l'annullamento dell'individualità, la tensione ed il senso di esclusione che si viene a creare nei confronti di chi non fa parte del gruppo o di chi, addirittura, cerca di ostacolarne l'esistenza.
E' proprio il concetto stesso di libertà che viene messo in discussione in un sistema totalitario, libertà di pensiero e comportamento all'interno del gruppo ad esempio, libertà di accesso a luoghi ed eventi. Parallelamente, la limitazione di questa libertà diviene sinonimo di tensione e di ottusità, in definitiva un pericolo da cui guardarsi e che, soprattutto nel finale del film, viene condannato.
Più che consigliata in definitiva la visione di questo "The wave" che, soprattutto in un periodo in cui la democrazia e la politica stanno mutando faccia (verso un regime mediatico, direi), può aiutare a comprendere certi meccanismi "pericolosi" che possono originarsi e di cui, gli stessi fautori, possono non essere totalmente consapevoli.
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