Regia: Marco Martani
Anno: 2007
Genere: Commedia, Noir
Cast: Nicolas Vaporidis, Giorgio Faletti, Carolina Crescentini, Dario Cassini, Matteo Urzia
La trama in breve:
Diego è un ragazzo che vive di espedienti, truffa il prossimo e ama appassionatamente la sua Asia. Bloccato nel traffico cittadino, decide di farsi largo frantumando gli specchietti delle auto in coda ma qualcuno tra gli automobilisti non sembra gradire lo scherzo ed è deciso a fargliela pagare cara. È Franco Zorzi detto il primario, feroce boss della malavita romana che controlla quasi tutti i traffici illeciti della Capitale. La bravata di una mattina costerà a Diego più di quanto potesse immaginare. (fonte mymovies)
Il mio commento:
Finalmente sono riuscito a concludere la visione di questo film, non perchè non volessi, sia chiaro, ma per impraticabilità di campo. Diciamo così.
Ad ogni modo, nonostante il gradimento altalenante che ha riscosso, soprattutto leggendo quanto riportano su mymovies o su filmup, questo film a me è piaciuto.
Inizialmente ero molto perplesso: trattandosi di un film italiano temevo praticamente tutto. Invece mi sono ricreduto. Non siamo di fronte ad una pietra miliare della cinematografia mondiale ma decisamente anni luce avanti rispetto ai Vanzina e a molte altre produzioni nostrane che, malgrado tutto, vendono e fanno parlare di sè.
Questo Cemento Armato è una sorta di noir, violento e crudele, in cui non c'è speranza. Descrive un'Italia abbruttita e corrotta, marcia, senza veri e propri personaggi positivi o memorabili. Sfatta. Abbiamo per lo più perdenti e sconfitti: Diego è un piccolo criminale, un perdigiorno; il Primario è un boss che vede pian sgretolarsi il proprio mondo; Asia, la ragazza di Diego, subisce violenza e tiene tutto per sè; il Pompo fa il rigattiere, "il Capitano" è mezzo matto, gli amici di Diego non combinano poi chissà chè...
Tutti sono in parte vittime e carnefici, in una spirale di violenza che risulta piuttosto insensata ma che, purtroppo, magari corrisponde alla realtà. Probabilmente si poteva fare di più, cercando di creare un trama più complessa e variegata, con un maggior numero di personaggi e minor coincidenze, sia in termini di luoghi che di eventi.
Ad esempio: c'è un poliziotto che è sul libro paga del Primario, al quale viene chiesto di rintracciare il "proprietario" di un motorino il cui conducente ha causato la rottura di uno specchietto retrovisore della sua auto. Ora, non so quanti caspita di poliziotti ci siano nella città ma, casualmente, il nostro è lo stesso che mesi addietro aveva conosciuto Diego. Una coincidenza?
Così come per i Santini: considerando che il protagonista ha "perso" il padre anni prima rispetto al presente del film, chi sarà mai l'uomo della sequenza iniziale? E vogliamo parlare degli abiti di Saib? In 12 anni, sempre lo stesso...io avrei chiesto un aumento al Primario...
Comunque sia, il ritmo che il film possiede e la storia in sè non mi sono spiaciute. Addirittura ha un'atmosfera e un sapore solo vagamente italiano: forse questo elemento ha contribuito ad aumentare le potenzialità di vendita e diffusione del film anche al di fuori del nostro territorio.
Rimane che, quasi certamente, si poteva fare di più (per dire, Faletti non è poi sto gran attore...) ma nel complesso il risultato è apprezzabile.
Così come lo sono certe soluzioni di regia e di fotografia: in particolare le sequenze concitate verso il finale, la corsa di Diego verso la casa della propria madre e poi quella giù per le scale ad inseguire lo scagnozzo del Primario (mi han richiamato alla mente un pezzo di "Requiem for a Dream" di Aronofsky).
Anche dal punto di vista musicale mi son sentito piuttosto soddisfatto, soprattutto mentre ile immagini del finale sfumano sulle note di Senza Fiato, cantata da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e Dolores O'Riordan.
Consigliato, quindi, ma senza troppe pretese.
PS: una piccola riflessione infine vorrei farla in merito ad un elemento del finale. Avviso quindi di non continuare a leggere coloro che fossero interessati alla visione del film.
Nel corso del film, c'è qualche scorcio della vita "normale" del Primario: un uomo per bene, con una bella moglie (ok, è sempre sullo sfondo, ma presumo sia bella...) e una graziosa figlioletta a cui racconta le fiabe. In realtà è un violento, un criminale, un mafioso, un killer a sangue freddo e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine muore (ve l'avevo detto di non continuare a leggere...) e tramite la pagine di un quotidiano viene svelata alla massa la vera natura di Zorzi, detto "Il Primario". A seguito di tale immagine, mi son chiesto: e la sua famiglia? Ovvero, chissà quanto pesante dev'essere lo shock di apprendere dai media, neanche da un conoscente o da un congiunto, la reale identità del proprio padre, marito, collega, amico. Mi son chiesto anche quante volte magari ciò sia capitato e quanto dolore comporti nel cuore delle persone. A ben pensarci è davvero atroce, credere di conoscere una persona cioè, e poi trovarsi per le mani solamente i cocci di un'esistenza, a fare i conti con le rovine di un immagine ridotta ormai in frantumi. Con tutto quel che ne consegue in termini di sentimenti, emozioni e ricordi. Senza contare che per di più la persona in questione è morta e tocca solamente ai sopravvissuti gestire l'eredità delle azioni intraprese e della fama guadagnata, soffocando la rabbia e affrontando il mare in tempesta a cui, all'improvviso, ci si trova esposti.
Il mio commento:
Finalmente sono riuscito a concludere la visione di questo film, non perchè non volessi, sia chiaro, ma per impraticabilità di campo. Diciamo così.
Ad ogni modo, nonostante il gradimento altalenante che ha riscosso, soprattutto leggendo quanto riportano su mymovies o su filmup, questo film a me è piaciuto.
Inizialmente ero molto perplesso: trattandosi di un film italiano temevo praticamente tutto. Invece mi sono ricreduto. Non siamo di fronte ad una pietra miliare della cinematografia mondiale ma decisamente anni luce avanti rispetto ai Vanzina e a molte altre produzioni nostrane che, malgrado tutto, vendono e fanno parlare di sè.
Questo Cemento Armato è una sorta di noir, violento e crudele, in cui non c'è speranza. Descrive un'Italia abbruttita e corrotta, marcia, senza veri e propri personaggi positivi o memorabili. Sfatta. Abbiamo per lo più perdenti e sconfitti: Diego è un piccolo criminale, un perdigiorno; il Primario è un boss che vede pian sgretolarsi il proprio mondo; Asia, la ragazza di Diego, subisce violenza e tiene tutto per sè; il Pompo fa il rigattiere, "il Capitano" è mezzo matto, gli amici di Diego non combinano poi chissà chè...
Tutti sono in parte vittime e carnefici, in una spirale di violenza che risulta piuttosto insensata ma che, purtroppo, magari corrisponde alla realtà. Probabilmente si poteva fare di più, cercando di creare un trama più complessa e variegata, con un maggior numero di personaggi e minor coincidenze, sia in termini di luoghi che di eventi.
Ad esempio: c'è un poliziotto che è sul libro paga del Primario, al quale viene chiesto di rintracciare il "proprietario" di un motorino il cui conducente ha causato la rottura di uno specchietto retrovisore della sua auto. Ora, non so quanti caspita di poliziotti ci siano nella città ma, casualmente, il nostro è lo stesso che mesi addietro aveva conosciuto Diego. Una coincidenza?
Così come per i Santini: considerando che il protagonista ha "perso" il padre anni prima rispetto al presente del film, chi sarà mai l'uomo della sequenza iniziale? E vogliamo parlare degli abiti di Saib? In 12 anni, sempre lo stesso...io avrei chiesto un aumento al Primario...
Comunque sia, il ritmo che il film possiede e la storia in sè non mi sono spiaciute. Addirittura ha un'atmosfera e un sapore solo vagamente italiano: forse questo elemento ha contribuito ad aumentare le potenzialità di vendita e diffusione del film anche al di fuori del nostro territorio.
Rimane che, quasi certamente, si poteva fare di più (per dire, Faletti non è poi sto gran attore...) ma nel complesso il risultato è apprezzabile.
Così come lo sono certe soluzioni di regia e di fotografia: in particolare le sequenze concitate verso il finale, la corsa di Diego verso la casa della propria madre e poi quella giù per le scale ad inseguire lo scagnozzo del Primario (mi han richiamato alla mente un pezzo di "Requiem for a Dream" di Aronofsky).
Anche dal punto di vista musicale mi son sentito piuttosto soddisfatto, soprattutto mentre ile immagini del finale sfumano sulle note di Senza Fiato, cantata da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e Dolores O'Riordan.
Consigliato, quindi, ma senza troppe pretese.
PS: una piccola riflessione infine vorrei farla in merito ad un elemento del finale. Avviso quindi di non continuare a leggere coloro che fossero interessati alla visione del film.
Nel corso del film, c'è qualche scorcio della vita "normale" del Primario: un uomo per bene, con una bella moglie (ok, è sempre sullo sfondo, ma presumo sia bella...) e una graziosa figlioletta a cui racconta le fiabe. In realtà è un violento, un criminale, un mafioso, un killer a sangue freddo e chi più ne ha più ne metta.
Alla fine muore (ve l'avevo detto di non continuare a leggere...) e tramite la pagine di un quotidiano viene svelata alla massa la vera natura di Zorzi, detto "Il Primario". A seguito di tale immagine, mi son chiesto: e la sua famiglia? Ovvero, chissà quanto pesante dev'essere lo shock di apprendere dai media, neanche da un conoscente o da un congiunto, la reale identità del proprio padre, marito, collega, amico. Mi son chiesto anche quante volte magari ciò sia capitato e quanto dolore comporti nel cuore delle persone. A ben pensarci è davvero atroce, credere di conoscere una persona cioè, e poi trovarsi per le mani solamente i cocci di un'esistenza, a fare i conti con le rovine di un immagine ridotta ormai in frantumi. Con tutto quel che ne consegue in termini di sentimenti, emozioni e ricordi. Senza contare che per di più la persona in questione è morta e tocca solamente ai sopravvissuti gestire l'eredità delle azioni intraprese e della fama guadagnata, soffocando la rabbia e affrontando il mare in tempesta a cui, all'improvviso, ci si trova esposti.
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