venerdì 15 maggio 2020

Black Mirror (Quinta Stagione)


Titolo: Black Mirror (quinta stagione)
Episodi: 3
Anno: 2019
Genere: fantascienza

La trama in breve:
Come per le precedenti, anche quest'ultima stagione di Black Mirror è costituita da episodi non collegati tra loro e focalizzati sulla deriva tecnologia e i relativi impatti sociali, politici, etici... sulla società.
Gli episodi che compongono la quinta stagione sono solamente 3:
  • Striking Vipers
  • Smithereens
  • Rachel, Jack and Ashley Too


Il mio commento:
Sinceramente, mi aspettavo molto di più. Sono consapevole che non sia facile proporre storie originali o c'entrare sempre le attese degli spettatori ma, rispetto alle precedenti stagioni, questa l'ho trovata molto sotto tono. Probabilmente si salva solo la prima delle tre puntate, Striking Vipers.
Per carità, si tratta comunque di episodi che presentano spunti interessanti su cui si possono innescare varie riflessioni e considerazioni ed è innegabile che a livello di recitazione, regia e fotografia il risultato sia più che buono, però manca quel non so che, quella verve e forza che episodi di altre stagioni hanno saputo proporre per spiazzare o comunque scuotere lo spettatore.
Non so se possa c'entrare il fatto che, tutto sommato, si tratta di episodi poco "fantascientifici" e magari più vicini a dinamiche già presenti nella vita reale. 
Comunque sia, partendo dal terzo episodio, "Rachel, Jack and Ashley Too" si concentra per lo più su dinamiche incentrate sulla figura di Ashley O, popstar / idol che sta attraversando un momento di ribellione ma di cui i fan sono innamorati, tanto che ne è stata fabbricata anche una versione "robot tascabile" perché ognuno possa averla con sé, in casa. La scelta di Miley Cyrus non so se fosse dovuta a una richiesta della stessa attrice o se per evidenti paralleli con la sua carriera, inizialmente sotto la protezione della Disney. Ad ogni modo, al netto di portare in scena il contrasto tra identità di un vip e la sua costruzione a tavolino, condizionata dalla necessità di far prevalere esigenze di marketing e di immagine alla vita reale, troviamo spunti sulla mercificazione delle star, che va ben oltre i limiti della vita - un po' come quando vengono realizzati e proposti video o brani musicali anche dopo la loro dipartita. E ancora qualche spunto sugli show live, mettendo a confronto esperienze più fisiche e personali con esperienze virtuali, con avatar e riproduzioni senza la reale presenza delle star in questione, artifici che la tecnologia ci consente di adottare e che fanno leva su ciò che il pubblico effettivamente vuole o accetta. Spunti interessanti, per carità, attuali anche, però che a mio avviso non vengono trattati in modo particolarmente provocatorio o di impatto...anche se, a dirla tutta, una certa scena poteva portare ad epiloghi ben diversi e, forse, per questo, rivelarsi più incisiva.
Fatto sta, non ho però capito se questa mia insoddisfazione dipende dalla storia proposta o se, invece, perché si tratta di dinamiche con cui già facciamo i conti e a cui siamo abituati, complici gli effetti speciali al cinema o campionature musicali rielaborate, o che magari richiamano anche altre storie (ad esempio Simone, ma solo per la parte di costruzione e virtualizzazione dei "vip")

Smithereens, il secondo episodio, ha dalla sua una buona dose di suspance e attesa costruita, è una sorta di thriller/poliziesco, con una crescente dose di tensione e interessanti contrasti di spazi (l'auto vs la campagna, gli smartphone rispetto al deserto...). Devo dire che riesce nel tentativo di catturare l'attenzione dello spettatore che, ovviamente, cerca di capire quali siano le motivazioni che spingono Chris a prendere ostaggi e a chiedere di parlare con il sommo Billy Bauer, capo del colosso Smithereen. Però, alla fine della storia, più che ruotare attorno a tematiche di privacy e di assuefazione all'uso dei social, con tanto di utilizzo anche in contesti in cui non dovremmo, non è che lo spettatore se ne esce con chissà quali nuove verità o idee. O, per lo meno, io son rimasto un po' indifferente. Forse, come detto sopra, potrebbe c'entrare la vicinanza dei temi e delle storie proposte con situazioni odierne, vedasi l'esigenza di accedere alle pagine Facebook di familiari morti...
Invece, Striking Vipers mi ha spiazzato e convinto molto di più. Fondamentalmente si mescolano in questo episodio più spunti: da un lato l'autenticità dei rapporti personali a confronto con quelli vissuti nella realtà online, dall'altro la dipendenza che certe tecnologie possono creare. Sotto il primo macro tema si innescano quindi quesiti relativi all'identità sessuale tra persona reale e avatar oppure sul tradimento e su come si mescolano, a livello emotivo e sentimentale, le dinamiche online con quelle concrete del presente. 
Tutti aspetti che, inaspettatamente, piombano nelle vite di due amici, Danny e Karl, che complice la possibilità di video-giocare assieme scoprono nuove verità su loro stessi. Con ovvi impatti sulle loro vite personali e inevitabili ripercussioni sulle proprie famiglie, da un lato palesando comportamenti tipici di cui soffre qualche tipo di dipendenza e dall'altro di chi deve fare i conti con "verità" mai affrontate. Ora, vuoi perché questo è stato realizzato meglio e/o in modo più intrigante, vuoi perché tocca argomenti più intimi e "torbidi" o, ancora, per le ambientazioni da videogame che di tanto in tanto vengono proposte, a mio avviso, rispetto agli altri episodi della serie, Striking Vipers si rivela decisamente migliore e più efficace. Si imprime, o comunque lascia qualcosa allo spettatore, a differenza degli altri che, almeno per quanto mi riguarda, son scivolati via molto velocemente.
Un peccato comunque, perché a mio avviso Black Mirror è un'ottima serie, intelligente e non banale, ma che pian piano sta scadendo senza riuscire a risultare graffiante e/o d'impatto come sperimentato in altre puntate... o con Bandersnatch.



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